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22 novembre, Torino. Presso l’Aula Magna del Tribunale Ordinario, l’11 novembre ha avuto luogo l’incontro di presentazione del Protocollo d’intesa sulle buone prassi per la Consulenza Tecnica d’Ufficio in materia di conflitto familiare e protezione giudiziaria dei minori. A moderare il pomeriggio Sara Commodo, coordinatrice dei lavori del Tavolo, già consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Torino. A dare voce agli aspetti innovati, tutti i partner del progetto: Giulia Facchini (Ordine Avvocati di Torino), Silvia Lorenzino (componente della Commissione Famiglia), Daniela Giannone (Presidente della Settimana Sezione Civile del Tribunale di Torino), Stefano Scovazzo (Presidente del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle D’Aosta), Dionigi Tibone (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Torino),  Anna Maria Baldelli (già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Torino, ora presso la Procura Generale), Loredana Palaziol (Ordine degli Psicologi del Piemonte), Vincenzo Villari (Ordine provinciale del Medici Chirurghi e degli odontoiatri di Torino), Giovanna Bramante (Ordine Assistenti sociali del Piemonte).

La strada che porta alla conoscenza – ha affermato Sara Commodo (coordinatrice dei lavori del Tavolo che ha dato origine al Protocollo d’intesa) – passa attraverso buoni incontri, dice Spinoza. I partecipanti sono stati 23 e ciascuno è stato portavoce scrupoloso ed equilibrato del proprio gruppo di appartenenza. I lavori sono durati un anno esatto: dal 2 ottobre 2018 al 2 ottobre 2019. Senza dubbio l’intesa interdisciplinare è l’elemento che ha rappresentato il plus del lavoro. Ci aspettiamo un’ampia diffusione sul territorio di questa modalità di lavoro sinergica, auspichiamo una riduzione della conflittualità nella CTU e confidiamo che una CTU gestita in trasparenza e nel rispetto delle regole del giusto processo, in cui sia data voce a tutti i componenti del conflitto, possa diventare un vero atto di protezione del minore”.

Anna Maria Baldelli (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Torino) ha precisato: “La CTU non cura e non modifica il contesto. La CTU affronta, così come tutti gli altri componenti del processo, una materia complessa, fonte di sofferenza, dubbi, perplessità. Non si tratta di un percorso terapeutico, né di sostegno, né di mediazione. Occorre che vi sia rispetto del mandato, non è facoltà del CTU modificare la situazione familiare in atto.

Si tratta di tracciare dei perimetri – ha incalzato Giulia Facchini (Ordine Avvocati di Torino) – all’interno del quale ciascuno delle professioni può muoversi nel sistema di protezione e alla luce del giusto processo, disciplinato dall’art 111 della Costituzione. I principi del Giusto processo che prevede il contraddittorio delle parti in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo e imparziale permettono di definire le modalità di svolgimento della CTU dal punto di vista procedurale. Ecco perché abbiamo insistito, ad esempio, sulle modalità di declinazione dei termini della CTU, sulla audio e video registrazione sulle modalità di acquisizione di nuovi elementi probatori di rilevanza clinica. Lo scopo finale è ovviamente quello di dare dignità alle varie posizioni in modo di comporre un puzzle, che sia il più nitido possibile diventi utile strumento per la decisione del giudice”.

Nel Protocollo d’intesa si distingue il conflitto dalla violenza.  “La Ctu interviene in ambiti delicati, – ha sottolineato Silvia Lorenzino (componente della Commissione Famiglia) – i contenuti emotivi possono influenzare tutti i soggetti coinvolti, anche inconsapevolmente. Ciò è ancor più vero se si opera in un contesto familiare in cui sono presenti conflittualità molto elevata in presenza dei figli o violenza, abuso o maltrattamento. È  spesso utile disporre una CTU quando non sia possibile decidere il regime di affidamento, collocazione e visita del minore, in base agli elementi offerti dai Servizi tutti coinvolti. La CTU non è un percorso di mediazione e proporre la mediazione in situazioni di violenza viola l’articolo 48 della Convenzione di Instanbul, con il rischio di provocare la vittimizzazione secondaria, quando si costringono le vittime a restare in presenza del loro abusante. Non bisogna considerare la violenza come aspetto secondario, minimizzandola, né confonderla con il conflitto. Il conflitto prevede simmetria di potere mentre la violenza predominio di una parte sull’altra. Usiamo correttamente il linguaggio: distinguiamo il conflitto dalla violenza.”

Daniela Giannone (Presidente della Settimana Sezione Civile del Tribunale di Torino) ha affermato: “Ritengo che la sottoscrizione di Protocolli sia sempre un buon risultato, anche per formalizzare buone prassi. In questo ambito, però, si è arrivati ad un Protocollo d’intesa per trovare un comune denominatore in grado di contaminare i vari professionisti. La Ctu esprime una sintesi di quanto accertato, con efficacia potenziata rispetto alle valutazioni dei servizi. Il giudice è così messo nelle condizioni di arrivare ad una decisione”.

Stefano Scovazzo (Presidente del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle D’Aosta) ha dichiarato: “Si tratta di un passo in avanti. La Ctu, più spiccatamente che in altre materie, diventa nell’ambito del diritto di famiglia, sostanzialmente un vero e proprio mezzo di prova. È molto difficile contrastare l’assunto della Ctu. Un parziale rimedio a questa strutturale caratteristica sta nell’immergere l’operare  del Ctu nel rigoroso rispetto del principio del contraddittorio: circostanza, questa, che può consentire al Tribunale di trarre spunti per rivalutare la valutazione del consulente tecnico ed eventualmente, se del caso, confutare le sue conclusioni”.

Il Protocollo d’intesa è stata un’occasione per avviare un cammino di reciproca conoscenza tra le professioni. Quest’ultimo è il punto di vista di Dionigi Tibone (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Torino), il quale ha specificato: “Il Tavolo è stato importante per conoscersi e conoscere le rispettive professioni e i problemi che ciascuna professione affronta nel proprio ambito d’intervento. Sono molto vicino agli assistenti sociali, perché abbiamo un problema comune: abitiamo uffici a cui tutti si rivolgono se si hanno problemi e siamo in pochi ad affrontarli. È necessario riconoscere le condizioni in cui i servizi pubblici debbono operare. Molti, infatti, sono sottodimensionati. È inoltre importante la sottolineatura degli specifici ruoli per evitare il rischio che la Ctu si sostituisca al terapeuta, al mediatore o al giudice.  Se si parla di abuso, diventa centrale l’ascolto del minore”.

Gli psicologi hanno fatto una distinzione tra fede e fiducia del Giudice nei confronti della Ctu. Loredana Palaziol (Ordine degli Psicologi del Piemonte), infatti, ha precisato: “Il Protocollo che oggi si presenta costituisce un primo, importante, passo verso una visione condivisa sulle buone prassi nell’espletamento delle CTU in materia di famiglia. Un Protocollo i cui contenuti, per ciò che riguarda gli psicologi, hanno lo scopo di richiamare l’impegno che il consulente assume col giuramento quando il giudice gli conferisce un incarico peritale: portare una “verità clinica”, che possa arricchire la conoscenza del Magistrato, senza mai sostituirla; possa contribuire a costruire una armonizzazione tra scienza e diritto, nel rispetto delle reciproche autonomie. Perché ciò accada, gli psicologi hanno ribadito che sola, vera, garanzia di attendibilità delle valutazioni dei consulenti, è l’utilizzo di una metodologia rigorosa, fondata scientificamente (metodologia = la strada che si percorre), nel rispetto della deontologia professionale e delle procedure indicate dai codici di riferimento, nel contesto civile, come nel contesto penale”.

Vincenzo Villari (Ordine provinciale del Medici Chirurghi e degli odontoiatri di Torino) ha asserito: “Lavoriamo in ambiti che sono limitrofi. È stato centrale lavorare sul linguaggio, alcuni termini sono simili solo per assonanza. Ad esempio abbiamo discusso sulle differenze esistenti tra temperamento e personalità. Dopo un periodo di prova del Protocollo d’intesa, ci ritroveremo per confrontarci sulle eventuali proposte di modifica”.

Gli assistenti sociali sono gli ultimi professionisti ad entrare nel dibattito, con Giovanna Bramante (consigliere Ordine Assistente sociale nonché partecipante al Tavolo). “È stato un percorso importante – ha concluso Bramante – che ha garantito il punto di vista della professione nell’elaborazione del documento. Nel Protocollo d’intesa si ribadisce la necessità di una maggiore collaborazione e di un raccordo più efficace tra servizi sociali territoriali e gli altri soggetti del sistema di protezione dei minori. Si evidenzia anche, però, che le competenze dell’assistente sociale possono essere a pieno titolo corrispondenti a quelle del CTU in presenza di specifici quesiti peritali che attengono agli ambiti di valutazione propri della disciplina di servizio sociale.

Nelle battute finali, Daniela Giraudo (componente del CNF) ha rivelato il desiderio di trovare modalità e strategie per avviare un confronto a livello nazionale. “Ho ascoltato con attenzione i contributi di tutti i partecipanti al tavolo ed è stato un lavoro veramente straordinario. Sono del tutto intenzionata ad illustrare i risultati al CNF per promuovere il protocollo torinese come buona prassi a livello nazionale”, ha promesso.


Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass media – Ordine Assistenti sociali Piemonte

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