Tutto è meraviglioso?
O tutto è terribile?
Quale delle due è la strada più vicina alla realtà, ed alla competenza educativa e di cura?
Abbiamo imparato (mettendo insieme in due più di 120 anni, di cui 80 di lavoro sociale e culturale) che nessuno dei due “Tutto” è reale.
E che, pure, la nostra vista interiore – che è poi quella che dà o toglie colore a cosa e chi vediamo – a quella totalizzazione finisce per credere.
E allora sogna.
E poi crolla.
E poi sogna ancora
E ancora si sfascia.
E però no: non è in questa altalena che si sostanzia la vita di un educatore di professione, di un operatore culturale, di un insegnante o di un professionista della cura: la vista può vedere il fallimento e la maestosità nel nostro lavoro, senza dover scegliere tra don Chisciotte e Sancho Panza.
E cosa, allora, ci concede questa particolare competenza che tanto riguarda la salute mentale e relazionale di chi lavora nei processi educativi e di cura? Vogliamo raccontarvi di scienza e di arti, e di come la cultura concorra alla salute, attraverso – e non soltanto! – le ricerche di una studiosa che da alcuni lavora portando nella formazione medica (!) una competenza assai particolare: l’ha chiamata “capacity for wonder” e a noi ha aperto ancora mondi.
Perché?
Cosa c’entra la capacità di meraviglia con le relazioni educative e di cura?
Niente retorica, la vita conosce il dramma e non ce lo possiamo permettere: studieremo di creatività e vita interiore, di curiosità e vita professionale, di wonder education e di capacità di collegare il drammatico e il comico che ci appartengono.
Perchè?
La riserva di immaginario corrisponde alle risorse psichiche interne che ci consentono di fronteggiare e ri-elaborare dolori, fatiche, cadute: siamo officine di ri-scritture, se impariamo a giocare-come-postura, non a soltanto a fare-cose.
Dove, come, quando?
Un sabato quasi intero ed una domenica mattina di settembre, preparando anche catering e coffee break a volontà, vi aspettiamo in un posto vicino al mare che è una scuola di mondi aperti e apribili: si chiama “Villacolle” – in onore a Pippi Calzelunghe, sì – e sarà la sede di un WORKSHOP per lo sviluppo delle COMPETENZE D’IMMAGINARIO per professionisti dell’educazione e della cura.
Vi assicuriamo che.. tutto sarà terribile e meraviglioso.
Posti limitati solo a professioniste e professionsti curiosi. Cercatrici, cercatori, non di risposte ma di moltiplicazioni dei possibili.
Andrea Mori
Antonia Chiara Scardicchio