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Negli ultimi anni il CNCA ha inviato lettere dalla frontiera Mediterranea (Lampedusa, Tunisi, Atene, Ceuta), per raccontare esperienze ed emozioni ad essa collegate; nel corso del 2020 la pandemia ha portato la frontiera dentro i nostri confini lombardi, lasciandoci nell’ambigua posizione di protagonisti e oggetti della storia.

A più da un anno di distanza dall’avvio di tutto ciò abbiamo fatto, come sempre, pratica e raccolta di esperienze per riflettere e provare ad interrogare tutti noi. Sono storie, culture e appartenenze che raccontano percorsi differenti, che travolgono i confini personali, professionali e relazionali, che ridefiniscono il tempo, lo spazio e la profondità.

E i linguaggi che usiamo, ugualmente stratificati, ne testimoniano la ricchezza e la densità: il linguaggio al femminile, che declina, meglio di qualsiasi altro, il concetto di “cura”; il linguaggio delle persone che accogliamo che ci conduce di fronte alla fragilità; il linguaggio della poesia e della bellezza, che scava pozzi dentro di noi; il linguaggio contundente del disvelamento, che individua il “paziente Zero” senza alcun appello.

Riccardo De Facci
presidente nazionale CNCA

Paolo Cattaneo
presidente CNCA Lombardia

Luce nelle ferite

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