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Per molti genitori parlare con i figli dell’uso di sostanze è come camminare attraverso un campo minato. È difficile, per tanti di loro, sapere esattamente cosa dire e come dirlo.

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Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'Università della British Columbia e dell'Università di Calgary indica una possibile via da seguire. Emily Jenkins, una professoressa di infermieristica dell'UBC che studia l'uso di sostanze da parte dei giovani, e i suoi colleghi hanno intervistato 83 adolescenti.

Hanno riscontrato che un messaggio incentrato sulla riduzione del danno entra più in risonanza con i giovani rispetto al tipico discorso basato sull’ammonimento di "non fare droghe".

"Gli adolescenti hanno detto che in genere hanno ignorato la messaggistica centrata sulla questione dell’astinenza, o improntati alla tolleranza zero, perché non riflettevano la realtà della loro vita" ha affermato la Jenkins.

"O loro o i loro compagni stavano già usando sostanze, o l'uso di sostanze era già in corso all’interno della loro cerchia familiare".

La riduzione del danno è una filosofia e un insieme di pratiche che riconoscono che l'uso di sostanze – sia che tratti di droghe, sigarette o alcool - è una parte della vita. Mira a ridurre gli effetti dannosi dell'uso, piuttosto che semplicemente ignorarlo o condannarlo.

"I giovani sono risultati più ricettivi quando i loro genitori parlavano - in modo non giudicante - dell'uso di sostanze o potevano puntare a conoscere strumenti o strategie che li aiutassero a minimizzare i danni dell'uso. Questo approccio sembra funzionare meglio nel preservare le relazioni familiari e la salute dei giovani" spiega l’esperta.

Alcuni adolescenti che hanno fatto uso di sostanze, nonostante e a fronte dell'approccio a tolleranza zero della loro famiglia, hanno riferito di sentirsi ormai distaccati dalle loro famiglie. Un partecipante, che aveva consumato alcol occasionalmente, ha raccontato delle sue difficoltà nel rapporto con la madre, che non aveva mai bevuto.

"Quando era un'adolescente, mia madre non aveva mai fatto nulla di simile ... quindi per lei, proprio così, io andrò all'inferno" ha dichiarato il ragazzo.

Un altro partecipante, la cui famiglia aveva assunto una posizione di tolleranza zero nei confronti del consumo, si è trovato poi incapace di aiutare un amico che era alle prese con i problemi derivanti dall'uso di cannabis e la cui famiglia era estranea all'uso di sostanze di qualsiasi tipo e non ammetteva aperture o confronto sull'argomento. Il giovane ha spiegato: "Non posso proprio aiutarlo se suo padre non ha intenzione di parlarne per nulla".

Tuttavia, gli adolescenti hanno preso in considerazione anche l’importanza di stabilire dei limiti, secondo lo studio.

"Anche un approccio troppo indulgente nei confronti dell'uso di sostanze, non funziona. Un partecipante che beveva alcol molto spesso, ha confessato di essere 'stufo di questa condizione' ma non sapeva come ridimensionare il consumo, anche perché i suoi genitori non si preoccupano per nulla di quello che fa: ‘Potrei tornare a casa ubriaco e loro non farebbero nulla’ ci ha detto".

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Lo studio, pubblicato da Harm Reduction, ha intervistato ragazzi di età compresa tra i 13 ei 18 anni nelle aree urbane, suburbane e rurali della Columbia Britannica.

"I numeri dimostrano che i più grandi livelli di uso di sostanze e di danni collaterali si verificano tra i giovani, ma il punto di vista dei ragazzi spesso manca quando viene definito l’approccio genitoriale all'uso di sostanze", ha sottolineato la Jenkins.

"Il nostro studio va oltre l'approccio usuale, che presenta il solo punto di vista degli adulti, e prende in considerazione le conoscenze e l'esperienza dei giovani, un elemento fondamentale assente nella progettazione delle attività di prevenzione e informazione sull'uso di sostanze".

Andando oltre, la Jenkins raccomanda ai genitori di accedere a strumenti basati sulla ricerca per educare se stessi e dare corpo alla loro strategia per parlare con i loro figli dell'uso di sostanze.

Le risorse includono il Sensible Cannabis Toolkit sviluppato dalla Canadian Students for Sensible Drug Policy. Un altro è Cycles, uno strumento basato su film e sua una guida per i facilitatori creata dai ricercatori della scuola di infermieristica UBC per promuovere il dialogo aperto con i giovani sull'uso di sostanze.

"La recente legalizzazione della cannabis nel nostro paese rafforza ulteriormente le opportunità per i genitori e per gli altri caregiver di avere un dialogo aperto e onesto con i giovani sull'uso di sostanze e i danni correlati, in un modo che sia appropriato dal punto di vista dello sviluppo e del punto di vista dei giovani, affinché possano poi essere in grado di prendere decisioni informate e, speriamo, più salutari" conclude la studiosa.


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