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Rimane forte il consumo di sostanze tra adolescenti e i giovani adulti, un quadro variegato e difficile da valutare in modo esaustivo data la grande quantità di droghe esistenti e il continuo arrivo di nuovi stupefacenti.

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L’indagine conoscitiva della Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza a fine 2024 ha presentato dati allarmanti: quasi il 40% dei giovani tra 15 e 19 anni ha consumato almeno una sostanza psicoattiva illegale, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Non si tratta solo di cannabis ma anche di nuove droghe sintetiche e di pratiche alcoliche pericolose. Sostanze psicoattive (Nps), circa il 6,4% degli studenti ne ha fatto uso nell’ultimo anno.

Si tratta di cannabinoidi sintetici, della ketamina, gli oppioidi sintetici, del famigerato fentanyl, dell’amnesia e della cocaina rosa. Droghe pericolose facilmente accessibili attraverso il web, con una scarsa percezione del rischio da parte dei giovani.

Se la dipendenza è già una sfida enorme, il vero problema sembra essere la prevenzione della ricaduta: circa il 90% delle persone affette da disturbo da uso di oppioidi ricade nell’uso dopo la prima interruzione. È proprio per questo che molti si rivolgono ai trattamenti: per imparare a evitare le ricadute.

La ricaduta non è solo un momento di debolezza. È il risultato di un sistema cerebrale che è stato compromesso dalla dipendenza.

In molti casi, il primo uso della sostanza è stato associato a sensazioni positive: è lì che si imprimono i ricordi dell’euforia. Col tempo, questi ricordi restano vivi e influenzano il comportamento, anche dopo lunghi periodi di astinenza.

La corteccia prefrontale — l’area del cervello che regola le decisioni, il controllo degli impulsi e l’analisi dei rischi — smette di funzionare normalmente. Tutto ciò cui un giovane riesce a pensare è la sostanza, e si ritrova in un ciclo continuo di ricerca, acquisizione e uso.

In questo contesto, i gruppi di auto-aiuto come “Alcolisti Anonimi” (AA) e “Tossicodipendenti Anonimi” (NA) si rivelano strumenti cruciali.

I loro motti, apparentemente semplici, diventano vere e proprie strategie cognitive e comportamentali per resistere all’impulso. Aiutano a esternalizzare il desiderio, a ridurre il senso di vergogna e a mantenere l’impegno quotidiano nella sobrietà.

L’idea clinica di prevenzione della ricaduta si basa anche sull'immaginare situazioni a rischio e imparare a dire di no, oppure agire: ad esempio, semplicemente partecipare a un incontro può bastare per interrompere il ciclo del bisogno. In quei luoghi, non si viene giudicati e si scopre di non essere soli.

Uno dei motti più famosi di AA è “Un giorno alla volta”. È un principio fondamentale: non pensare a come farai a restare sobrio tutta la vita, pensa solo a oggi. Questo riduce l’ansia e rende l’obiettivo più raggiungibile.

Accanto a questo, NA spesso usa “Solo per oggi”, che spinge a vivere la sobrietà come una scelta quotidiana, non come un peso eterno. Entrambi aiutano a spezzare la visione catastrofica del “mai più”, che può schiacciare chi cerca di smettere.

Un’altra metafora potente è quella del “cetriolo e il sottaceto”. All’inizio, una persona può ancora controllare il proprio uso di sostanze: è come un cetriolo fresco. Ma dopo esposizioni ripetute alla sostanza — come il cetriolo immerso in aceto — avviene un cambiamento chimico irreversibile. Diventa un sottaceto. Non può più tornare com’era prima. La stessa cosa accade nel cervello: la tolleranza, la dipendenza e il bisogno, la perdita di controllo. Non è questione di forza di volontà: il cervello ha subito modifiche strutturali.

Molti motti di queste organizzazioni aiutano ad affrontare momenti di difficoltà. “L’ascensore è rotto. Prendi le scale” È un invito alla pazienza. Non ci sono scorciatoie per la guarigione.

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“Funziona se ci lavori”. Richiama l’impegno quotidiano nei Dodici Passi. “Sei malato quanto i tuoi segreti”. La sincerità è cruciale: nascondere, mentire a sé stessi, spesso precede la ricaduta. “HALT”. Non farti mai trovare troppo Affamato, Arrabbiato, Solo o Stanco.” Queste condizioni infatti rendono vulnerabili.

“L’obiettivo è il miglioramento, non la perfezione”. Un motto che ricorda di avere pazienza con se stessi. “È Il primo drink che ti ubriaca”. È un avvertimento: basta uno solo per riaccendere la dipendenza.

Molti pensano che prevenire la ricaduta significhi dire “no” all’ultimo momento, ma la verità è che quella scelta si gioca ben prima, nei giorni e nelle ore precedenti.

Un’altra tecnica “mentale” utile è “Riproduci il nastro fino in fondo”: immagina non solo la prima bevuta, ma tutto quello che accadrà dopo. In questo modo si contrasta la tentazione di idealizzare i “bei tempi andati” legati all’uso.

“Anche questo passerà” ricorda che il desiderio è temporaneo. Se riesci a resistere adesso, passerà. “Prima le cose importanti”, cioè la sobrietà prima di tutto. “Mantieni le cose semplici”, evita di complicarti la vita quando l’essenziale è smettere.

“La ricaduta fa parte del recupero” è una frase discussa, ma spesso aiuta a non arrendersi alla vergogna; dopo una ricaduta: si può sempre tornare sulla strada della sobrietà. “Chiama il tuo referente” è un gesto pratico per uscire dall’isolamento e chiedere aiuto subito.

La prevenzione della ricaduta inizia dal primo giorno di astinenza e dura anni. AA e NA offrono molto più che motti: offrono un sistema di supporto, di esempi, di relazione. Le frasi diventano ancore nei momenti di crisi. “Continua a tornare da noi” è un invito fondamentale: la continuità degli incontri, la presenza costante, è ciò che rafforza davvero il percorso.

Accettare la dipendenza, voler cambiare e vivere onestamente senza la compagnia di chi ancora fa uso di sostanze: è un percorso difficile, ma possibile. Serve tempo, costanza e comunità. Le parole delle organizzazioni come quelle degli alcolisti e dei tossicodipendenti anonimi non sono solo frasi: sono strumenti reali per sostenersi nel proposito di costruire una vita nuova.


Riferimento bibliografico

Rafaela M. Fontes, Allison N. Tegge, Roberta Freitas-Lemos, Daniel Cabral, Warren K. Bickel.
Beyond the first try: How many quit attempts are necessary to achieve substance use cessation?
Drug and Alcohol Dependence (2025).

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