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Tra i 13 e i 20 anni, gli adolescenti devono sviluppare una personalità autentica, tra i molti sé possibili derivati ​​dai pari, dalle cerchie degli amici, dai mass media e dai modelli di comportamento che sono stati proposti dagli adulti.

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Lo psicoanalista americano di origine tedesca Erik Erikson considera questi anni come una lotta tra la "formazione dell'identità" e la "confusione dei ruoli", a partire dalla quale un adolescente o stabilirà un senso duraturo di sé o continuerà invece a cercare la sua identità tra “gang”, ideologie, pessimi romanzi, o altri “buchi neri sociali”.

Uno dei modi migliori per coinvolgere gli studenti in un processo di "costruzione della personalità", per un insegnante, è quello di fornire loro frequenti occasioni, in aula, per fare scelte significative. L’adolescenza non è conosciuta come un grande momento per le decisioni ottimali. Le regioni del cervello che sono più coinvolte nel processo decisionale (nella corteccia prefrontale) sono le ultime regioni del cervello che si sviluppano pienamente dopo i vent’anni.

Purtroppo, si vedono ogni giorno le conseguenze di pessime scelte fatte dagli adolescenti, quando si leggono notizie che li vedono coinvolti in crimini, nell’abuso di droghe, nell’appartenenza a bande devianti, nel cyberbullismo, nel binge drinking e altri comportamenti a rischio.

Questi problemi dovrebbe solo spingere educatori e insegnanti a raddoppiare la loro determinazione a fare tutto il possibile in classe per aiutare a sviluppare quelle aree del cervello responsabili per le capacità di fare scelte sagge.

Esiste un'ampia gamma di approcci disponibili per aiutare i ragazzi a sviluppare le loro "muscolature” di scelta.

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Alcune strategie molto efficaci le indica in un suo recente saggio Thomas Armstrong, autore di testi sull’apprendimento e insegnante con esperienza decennale:

  1. Lasciare che gli studenti scelgano i libri che leggono. Mettere da parte i testi di lettura adottati e chiedere ai ragazzi di proporli loro. Gli insegnanti che hanno adottato questa strategia, fanno rilevare, già dopo pochi mesi, che quasi ogni ragazzo nella mia classe si impegna su un testo con cui sta realmente interagendo, mentre quando li si mette a leggere un libro di quelli solitamente consigliati per la lettura, non riescono davvero ad “entrarci”.

  2. Far “votare” gli studenti. Esistono molte applicazioni gratuite o a basso costo per telefoni cellulari e tablet, che possono essere utilizzate per sondare l'opinione degli studenti su una varietà di argomenti, o per raccogliere risposte su specifici contenuti e questioni. Tali tecnologie offrono agli studenti un feedback immediato sulle opinioni dei loro coetanei, li portano a pensare più a fondo su un problema, e possono anche spingerli a rivedere i loro punti di vista, una volta che hanno sentito anche altri punti di vista.

  3. Coinvolgere gli studenti nelle decisioni sulla politica scolastica. È importante riconoscere il valore della "voce degli studenti" nel processo decisionale, sia in aula che a livello di istituto. La raccolta del punto di vista degli studenti può essere strutturata in diversi modi, tra cui: la realizzazione di focus group, la realizzazione di sondaggi, corsi di co-progettazione con gli insegnanti, o la partecipazione alla governance della scuola reale. Gli studenti possono essere impegnati nello sviluppo di attività per aumentare il coinvolgimento nello studio, al fine di migliorare i livelli di iscrizione all’università. Possono essere incaricati di fare i co-facilitatori in classe, al fianco del docente. Dando agli studenti voce in capitolo nel definire le condizioni della loro formazione, gli insegnanti personalizzano l'esperienza scolastica e preparano gli studenti a prendere buone decisioni, una volta raggiunta l'età adulta.

  4. Fornire opportunità per lo studio indipendente. Fino a poco tempo, le scuole dispensavano contenuti educativi ai loro studenti in piccole porzioni, attraverso conferenze e materiali online, libri di testo, fogli di lavoro, presentazioni, esperimenti di laboratorio, e altre forme altamente controllate di apprendimento. Oggi gli studenti hanno accesso diretto a un intero mondo di esperienza on-line. Occorre fornire agli studenti l'opportunità di impegnarsi sia online che nel mondo reale in progetti indipendenti di studio che riflettano i loro propri interessi, stili di apprendimento, livelli e capacità di apprendimento, e altri fattori di apprendimento personalizzati.

  5. Offrire più corsi a scelta. Dare ai ragazzi, verso la fine delle superiori, la possibilità di costruire un proprio piano di studi, aiuta lo studente a prepararsi all’università, dove il percorso formativo prevederà una sua ampia possibilità decisionale. In genere si lascia poco spazio agli studenti di scegliere corsi che davvero li coinvolgano e possano realmente aiutarli a scegliere una futura carriera, un’attività o uno stile di vita che piacerebbe loro perseguire in età adulta. Una soluzione a questo problema potrebbe essere quello che le scuole istituiscano un programma accademico rigoroso e, allo stesso tempo, offrano una vasta gamma di corsi a scelta.

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L’apprendimento personalizzato è qualcosa di più di un semplice chiedere agli studenti quali siano i loro bisogni e interessi, limitandosi poi a fornire materiali didattici già pronti ed esperienze adatte per i loro particolari profili. L'apprendimento diventa veramente personale quando gli studenti stessi si fanno carico del proprio apprendimento.

Questo è particolarmente vero a livello delle scuole medie e superiori, quando gli studenti hanno più probabilità di sganciarsi emotivamente dalle strategie di insegnamento codificate  che non rispondono al loro crescente senso di autonomia.

Le aule delle scuole secondarie diventano luoghi che veramente contribuiscono allo sviluppo ottimale delle potenzialità di uno studente, quando gli insegnanti riconoscono gli importanti cambiamenti in corso nel cervello degli adolescenti; quando puntano ai fattori motivazionali all’interno delle agitate emozioni di un adolescente (dove il pensiero in genere è "se non è abbastanza 'forte', non fa per me"); e quando con sensibilità sostengono la formazione dell’identità della corteccia prefrontale dello studente attraverso strategie didattiche personalizzate.

In questo modo, gli insegnanti possono davvero “accendere” il cervello dei loro studenti, per il loro successo a scuola e oltre.


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