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Il racconto dell'esperienza in comunità, fatto un giovane diciassettenne ospite della Fondazione Rosa dei venti onlus.

Partiamo dal presupposto che questa è per me la prima esperienza in comunità. Di certo non è per niente facile entrare e ritrovarmi fuori casa con persone a me completamente sconosciute; è tutta una questione di tempo.

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Fin dal primo giorno ho provato emozioni più uniche che rare, dalla stranezza completa al sentirmi un pesce fuor d’acqua… beh insomma, un vero e proprio ritrovarmi completamente. Per non parlare dei dejà vu, delle situazioni che vivo con gli altri ragazzi e soprattutto con gli educatori.

Questi ultimi inscenano simpatia e interesse nei miei confronti, ma al tempo stesso mi dicono sempre cosa fare e io lo faccio; però poi penso che una volta uscito sarebbe meglio per tutti dimenticarsi.

Dopo circa un mesetto ho iniziato ad entrare nell’ottica della comunità e stare, o meglio convivere con queste nuove persone.

Parlando di attività, mi sveglio verso le nove del mattino, mi preparo una cioccolata calda (cioccolata per modo di dire) e me la bevo fuori. Sigaretta in attesa del briefing nel quale ci comunicano le attività del mattino che variano: dal bricolage, al laboratorio di musica, cucina e altro.

Lo spazio tribù era il mio preferito, ora temporaneamente sospeso per motivi di collocazione. Si andava a gruppi di due disagiati e un operatore. Di solito funzionava così: salgo le scale, apro la porta e arrivo davanti alla reception; lì di fronte ci aspetta un ragazzo che ci accompagna nella sala, accende e collega microfono e cellulare dell’operatrice alle casse.

Ognuno sceglie una canzone e ci viene data la possibilità di cantare e ballare, ma anche suonare la batteria. L’operatrice modifica spesso il volume durante le prove. Mi piace cantare. Ricordo che cantavo a toni sempre più alti o bassi per capire fin dove potevo spingermi.

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Il laboratorio libri, invece, chi me l’ha fatto fare? Organizziamo e predisponiamo i libri sugli scaffali. Bricolage dipende; fare il cancello è stato molto noioso però ho ricevuto in cambio del denaro. Trapanare, martellare e non solo dipingere e grattare, essendo più manuali, sono attività che mi prendono di maggiormente, perché magari parto con l’idea di non riuscire a fare un buon lavoro ma poi a risultato finito… ci sta!

Un’altra di quelle occupazioni che mi piace più di tutte è proprio la thai box; ci ho preso proprio gusto e Giorgio, l’educatore che ci allena, dice che sono anche bravo e io sento sempre tanta voglia di fare. Difatti sto alzando sempre di più il livello.

Dall’ultimo incontro col giudice è emersa anche la possibilità di frequentare uno stage in un salone di hair stylist, ma non so ancora dove. Non vedo l’ora di iniziare perché sarà un’attività che mi impegnerà al di fuori della comunità e perché la renderò il mio futuro lavoro.

Poiché è un lavoro dovrò metterci il doppio dell’impegno per arrivare a buoni risultati. Sarà quindi necessario migliorare le mie competenze. Per riuscire a fare tutto ciò devo avere pazienza e quindi concedermi il tempo di imparare sul campo di gioco (il salone), ma senza prenderla sotto gamba, senza (vietato) pensare di andare a pettinare le bambole.

In comunità ogni secondo di ogni singolo giorno è come il granulo di una clessidra che scende piano piano e la sera rigiri la clessidra per preparati to the next day. Mi sembra tutto un déjà-vu, anche se dopo ti accorgi che ogni singolo momento è diverso dall’altro e lo devi impegnare in tante cose differenti; risale la noia e le varie emozioni e stati d’animo. Allora sì che ti rendi conto che parte del tempo è passato ma tanto ancora deve passare.

Ci sono tratti di percorso in cui devi prendere delle decisioni, una sempre più importante dell’altra, e lì si che ti metti in gioco per capire chi sei e cosa vuoi e alla fine di ciò guarderai il palmo della tua mano e anziché trovare dei granuli di clessidra vedrai il tuo cambiamento e un pass immaginario per tornare a casa. Biglietto di sola andata.

La vita è come un grande treno e ogni stazione è un punto d’arrivo.

Ora che sono qui da ormai sei mesi non vedo l’ora dell’udienza dell’11 Dicembre…


Testo scritto da Boris, 17 anni, ospite della Comunità terapeutica ad alta intensità per minori di età Villa Plinia, a Tavernerio (Co)

Fondazione Rosa dei Venti Onlus
La Fondazione Rosa dei Venti, diretta da Luca Mingarelli, gestisce due comunità residenziali/riabilitative che accolgono adolescenti con disturbi della personalità e psicopatologie complesse. www.rosadeiventi.org