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I giovani sono forse quelli che più soffrono delle restrizioni imposte dall’epidemia, che impattano sul loro percorso scolastico, sul loro bisogno di socialità e interazione, quindi sul loro sviluppo come individui ancora in formazione. Tuttavia, non tutti reagiscono allo stesso modo alle imposizioni e questo, come indica uno studio di recente pubblicazione, può essere in relazione ad alcune caratteristiche specifiche di personalità.

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In tutto il mondo i tassi di infezione da coronavirus non sono ancora sotto controllo. Anche i Paesi che inizialmente hanno avuto successo nel frenare la diffusione sono costretti a ripristinare blocchi e limitazioni per tenere sotto controllo il virus.

È comprensibile che sia sempre più difficile rimanere in isolamento a casa. Tutti, e i ragazzi in particolare, sentono la mancanza degli amici, dei parenti, delle normali relazioni con i compagni di scuola e di attività sportive, e si sentono rinchiusi e frustrati.

Di fatto, anche se risulta essere necessario isolarsi per combattere il virus ed evitare di appesantire eccessivamente il sistema sanitario, questo non significa che tutti rispetteranno le limitazioni.

Cosa incoraggia le persone a fare la cosa giusta? Un nuovo studio suggerisce che le politiche del governo possono fare una grande differenza in questo, ma che anche le singole personalità giocano un ruolo sorprendentemente importante.

Nello studio, pubblicato da American Psychologist, i ricercatori hanno utilizzato i dati di un progetto di ricerca internazionale che tiene traccia degli atteggiamenti e dei comportamenti delle persone riguardo alla pandemia in 55 paesi. Centinaia di migliaia di persone hanno compilato sondaggi sulla personalità, fornito informazioni demografiche di base e riportato quanto erano rimasti isolati a casa in base alle restrizioni vigenti nel loro Paese.

Con un numero così elevato di partecipanti in così tanti Paesi, i ricercatori hanno potuto osservare come le risposte delle persone variavano tra e all'interno dei diversi Paesi e considerare di conseguenza l'impatto delle politiche governative.

Per misurare le personalità, i ricercatori si sono basati su un questionario che inquadrava i tratti della personalità detti "Big Five": coscienziosità (quanto si è diligenti e industriosi), ”amabilità” (quanto si è premurosi e altruisti), apertura (quanto si è fantasiosi e non convenzionali), estroversione (quanto piacciono le persone che si hanno intorno) e nevroticismo (quanto si è ansiosi e preoccupati). Per confrontare la rigidità delle politiche governative, hanno utilizzato il “COVID-19 Government Response Stringency Index”.

Dopo aver analizzato i dati, i ricercatori hanno scoperto che le politiche rigorose e la personalità sembravano entrambe avere entrambe un ruolo importante su quanto le persone accettavano di proteggersi rispettando l’isolamento a casa.

Non sorprende che le persone si siano messe in quarantena maggiormente nelle aree con politiche più severe, che hanno poi visto una diminuzione della diffusione virale.

"Non è una scelta facile da fare per i governi e esistono nelle varie situazione diverse forme di compromesso, ma quando le nazioni rendono le regole più restrittive, le persone rispettano di più la quarantena, il che è in realtà una scoperta incoraggiante".

Ma anche le caratteristiche della personalità hanno avuto un ruolo decisivo.

Nello specifico, le persone più simpatiche, coscienziose, aperte e nevrotiche avevano tutte maggiori probabilità di rispettare il confinamento posto, mentre le persone più estroverse avevano meno probabilità di farlo.

"Gli estroversi soffrono di più dei blocchi e della chiusura, perché è una nuova situazione a cui si devono adattare e perdono le loro connessioni sociali. Quindi, non sono quelli che si comportano al meglio e hanno un grande spinta interiore che li porta a infrangere le regole."

Una scoperta inaspettata è stata che l’apertura era il più forte predittore di chi è rimasto a casa e chi no.

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Poiché le persone aperte tendono ad essere più anticonvenzionali e meno conformiste, si potrebbe pensare che si conformerebbero meno. Ma, suggeriscono i ricercatori, alle persone aperte piace anche viaggiare di più e avere un orientamento più “internazionale”. Quindi, è possibile che abbiano ricevuto e cercato informazioni sull'epidemia virale nella fase iniziale e siano stati aperti e in grado di imparare da persone e da quello che avveniva in altri Paesi.

"Se sei una persona aperta, hai maggiori probabilità di avere amici in un altro Paese, e questo fa diventare quello che accade lontano come una cosa personale. Ci si rende conto che il virus non è qualcosa su cui si sta esagerando e che sta davvero imperversando nel mondo".

I ricercatori hanno anche analizzato se la personalità fosse ancora tanto rilevante nei comportamenti, nelle situazioni in cui i governi hanno messo regole più rigide. In queste situazioni, mentre l'apertura e il nevroticismo sono risultati meno influenti, il comportamento delle persone era ancora chiaramente collegato a quanto fossero, nella loro personalità, piacevoli, coscienziosi o estroversi.

"Anche con i blocchi completi - le politiche più dure e rigorose - le persone estroverse hanno avuto maggiori probabilità di uscire, mentre le persone contraddistinte dai tratti di amabilità e coscienziosità, sono risultate ancora più rispettose dei vincoli".

Perché è importante sapere questo? I ricercatori affermano che si aggiunge a un dibattito di lunga data nella scienza su come il nostro ambiente sociale e i nostri tratti della personalità influenzano le nostre scelte. Piuttosto che trovare un elemento decisivo nell'uno o nell'altro fattore, lo studio suggerisce che entrambi giocano un ruolo.

"Le nostre personalità determinano i modi in cui pensiamo, sentiamo e agiamo che durano nel tempo, ma ci sono anche forti influenze situazionali che influenzeranno il nostro comportamento".

Suggeriscono anche che i responsabili del governo e dell'assistenza sanitaria prestino attenzione a questi risultati. Se vogliono combattere la diffusione virale in modo efficace, non dovrebbero solo creare rigide politiche di blocco, ma essere consapevoli del fatto che non tutti si adegueranno, in parte a causa della loro personalità. Creare messaggi che mostrino comprensione ed empatia per coloro che hanno problemi con i blocchi, in particolare gli estroversi, i quali potrebbero soffrire maggiormente a causa delle scelte governative, potrebbe essere molto utile.

“È importante che i governi dicano: 'Ti ascoltiamo e ti vediamo; sappiamo che ti mancano i tuoi amici’. Ma dovrebbero anche sottolineare che “questo è un fenomeno sociale; è necessario per salvare le persone che ami. Quindi, devi ancora conformarti a quanto è stato stabilito".

I responsabili di governo, parallelamente, devono fornire anche messaggi più unificanti e solidali, indipendentemente dalla personalità.

"Dobbiamo assolutamente sottolineare che questo è il momento, per noi come specie, di stare insieme e di dimostrare che abbiamo una spina dorsale e ci prendiamo cura l'uno dell'altro" concludono i ricercatori.


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