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Molti giovani hanno vissuto cambiamenti importanti e si sono dovuti lasciare qualcosa di importante alle spalle, che si tratti di amici, di una relazione, di una casa, di un paese, di un senso di sicurezza o di appartenenza. Per questo motivo, potranno trovarsi a ricostruire continuamente simulazioni mentali con scene, odori, suoni e immagini di quel passato, rischiando di cadere in uno stato d’animo di stress e ansia.

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Questo descrive quello che gli psicologi chiamano "immobilità cognitiva".

L'immobilità cognitiva è un intrappolamento mentale stressante che porta a uno sforzo conscio o inconscio di ricreare eventi o situazioni vissuti in passato. In questo modo, un giovane spera di recuperare ciò che manca o è stato lasciato indietro.

Quando i ragazzi non possono rimanere nei luoghi familiari a causa di condizioni al di fuori del loro controllo e devono spostarsi, da soli o seguendo la famiglia, i loro corpi possono trasferirsi fisicamente in un nuovo mondo, mentre le loro menti rimangono indietro, intrappolate nel luogo precedente.

Pertanto, questi giovani e le persone che vivono condizioni analoghe, vengono descritte dagli psicologi come "cognitivamente immobilizzate". Durante questo periodo, possono cercare consolazione attraverso la ricostruzione di eventi o il movimento fisico, quando possibile, nei luoghi da cui sono migrati o da cui sono partiti.

Questo può essere correlato alla nostalgia di casa ma in realtà è una cosa diversa. La nostalgia di casa è una sensazione di desiderio per una casa precedente, mentre l'immobilità cognitiva è una meccanica cognitiva che lavora sull’attenzione e sulla memoria per intrappolare mentalmente in un luogo, che si tratti di una casa precedente o solo di un luogo che si sia visitato. Qualcosa di simile avviene anche per le relazioni.

La memoria cosciente permette di ricordare non solo ciò che è accaduto in passato, ma dà anche la conoscenza di base delle cose che circondano una persona. In particolare, la memoria episodica aiuta a ricordare o ricostruire eventi che vissuti o eventi che sarebbero potuti accadere in passato ma non si sono verificati.

In effetti, la ricerca mostra che ricordare è anche processo di immaginazione: spesso si ricreano eventi passati in un modo che non necessariamente accurato, ma piuttosto influenzato da convinzioni attuali e dallo stato emotivo presente. Questo può rendere il passato migliore di quello che è davvero stato.

La mente intrappolata

Gli psicologi sottolineano come questa esperienza possa essere molto comune per le persone che migrano. Vale soprattutto per chi è fuggito da una guerra o da una situazione pericolosa.

Fisicamente questi giovani sono in un nuovo paese ma sentono di aver lasciato la parte migliore di sé nel luogo da cui sono fuggiti, dove sono rimasti familiari, dove alcuni dei loro cari sono morti. Si sentono spiritualmente ancora lì, con l’impressione che niente potrà mai essere così bello e importante come prima.

A causa dell'immobilità cognitiva, alcune persone che si sono trasferite dalle loro case in nuovi luoghi desiderano continuamente di tornare a visitare le loro vecchie case. Ma l'immobilità cognitiva si replica subito: quando visitano la loro vecchia casa, desiderano immediatamente tornare nella loro nuova dimora.

Quindi, secondo alcune ricerche, una persona che è emigrata può avere una "mente da senzatetto" mentre vive una situazione in cui nessuna casa è veramente una casa; anche la casa precedente – la casa ancestrale – ha perso i suoi tratti distintivi e il suo fascino nel mondo reale.

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È facile capire perché. In definitiva, spiegano gli psicologi, non c'è luogo senza sé e non c'è sé senza luogo. Pertanto, chi si risulta fortemente influenzato dai luoghi in si vive o in cui ci si trasferisce e dove si desidera essere nel presente e nel futuro.

Le implicazioni di questo sono pesanti. Ad esempio, questo processo interiore potrebbe portare a problemi di integrazione in un nuovo posto, difficoltà nel fare nuove amicizie, rendendo potenzialmente ancora più intrappolati nel passato poiché non si ha un presente coinvolgente che distragga.

Essere costantemente bloccati nel passato potrebbe anche distorcere il modo di pensare al futuro. Questo può avere effetti a catena sul benessere di una persona, e di un giovane in particolare. Occorre concentrarsi sul passato, sul presente e sul futuro in modo corretto per sentirsi bene.

Cosa si potrebbe fare

Secondo la ricerca, ci sono tre fasi dell'immobilità cognitiva. Il primo consiste nel diventare consapevoli dello stress e dell'ansia causati dall'abbandono del luogo in cui la mente è intrappolata. Durante questa fase, la maggior parte dei migranti, ad esempio, sperimenta molta incertezza, che ostacola i loro sforzi in molti aspetti della loro vita, compreso il reinsediamento, l'acquisizione di nuove abilità come la lingua e il fare nuove conoscenze.

La seconda fase prevede sforzi deliberati per recuperare l'oggetto perduto o abbandonato, creando più tensione rispetto alla prima fase. Qui, la persona dovrebbe impegnarsi in attività come ripensare alla sua terra ancestrale, ricostruire i propri ricordi e analizzare il luogo perduto. Sebbene le visite fisiche ai luoghi, quando possibili realmente, possano alleviare lo stress, questa potrebbe essere solo una soluzione temporanea.

L'ultima fase consiste in sforzi deliberati per mantenere i propri valori e cercare obiettivi che allevieranno la perdita. Questo approccio potrebbe consistere nell'utilizzare manufatti e oggetti che simboleggiare la casa perduta, come oggetti d'arte o immagini.

È stato anche affermato che i migranti potrebbero "creare nuove case", ma anche rappresentare i loro ricordi e aspirazioni, ad esempio facendo amicizia con persone che provengono dallo stesso luogo o hanno la stessa religione. Questo è in effetti un modo per ridurre in definitiva l'ansia, e viene da molti praticato.

L'immobilità cognitiva, sottolineano i terapeuti, non ha una cura perfetta. Ma la psicologia offre alcune soluzioni che possono rivelarsi utili, anche se devono ancora essere studiate in modo approfondito nel contesto dell'immobilità cognitiva.

Ci sono interventi psicologici che possono aiutare a bilanciare la propria concentrazione mentale sul passato, presente e futuro.

Per evitare di rimanere bloccati nel passato e concentrarsi maggiormente sul presente, ad esempio, si può scrivere qualcosa per cui si è grati ogni giorno. E per concentrarsi maggiormente sul futuro, un giovane potrebbe immaginare il suo "miglior sé possibile" tra cinque anni.

Interventi di questo genere, assicurano i terapeuti, hanno funzionato per molte persone, ad esempio, durante i blocchi causati dalla pandemia.