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I genitori di ragazzi adolescenti si trovano spesso di fronte a una sconcertante sequenza di eventi, cambiamenti, difficoltà da affrontare. Quando gli adolescenti portano agli adulti i loro problemi, questi in genere offrono loro in modo serio e partecipe suggerimenti e soluzioni; a questo punto, però, gli adolescenti spesso respingono le loro idee e proposte come irritanti, irrilevanti o entrambe le cose.

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Questi momenti di "esternazione" offrono occasioni preziose per stabilire una vera relazione. Perché questi momenti di confronto diventano così spesso aspri? Quasi sempre accade perché gli adulti non stanno offrendo ai ragazzi quello che loro stanno cercando. In modo più o meno consapevole i giovani, infatti, cercano e vorrebbero altre cose da quelle che fanno e dicono gli adulti.


Hanno anzitutto bisogno di una “cassa di risonanza”

Gli adolescenti, proprio come gli adulti, possono trovare il maggior sollievo semplicemente esprimendo e articolando i loro dubbi e le loro preoccupazioni. In effetti, è diventata una quasi una massima la battuta che circola tra gli psicologi e che dice che i problemi per la maggior parte “si sentono meglio” quando sono all'esterno piuttosto che all'interno di qualcuno, e questo è vero sia se le difficoltà sono grandi oppure piccole.

Quando gli adolescenti si mettono a parte dei loro problemi, all’inizio è meglio supporre che non stiano sollecitando suggerimenti, o almeno che non li stiano ancora chiedendo. Quindi, è bene lasciarli sfogare .

Vogliono anzitutto togliersi un peso dal cuore.

Gli adolescenti possono inoltre condividere quello che hanno in mente come un modo per riversare all’esterno i loro pensieri confusi, dove possono esaminarli e forse metterli in ordine.

Elencare i problemi, metterli in parole, aiuta molto. Gli adulti possono favorire la creazione dello spazio necessario perché gli adolescenti possano farlo, purché ricordino di ascoltare senza interrompere, trattenendosi dall’aggiungere, inizialmente, i loro pensieri alla massa di quelli che stanno ponendo loro di fronte i ragazzi.


Stanno cercando empatia

Gran parte di quello che impensierisce e disturba gli adolescenti non può essere risolto.

Non si possono curare i loro cuori infranti, prevenire o risolvere i loro drammi sociali o fare qualcosa per il fatto che hanno tre difficili interrogazioni nello stesso giorno. Ma avere un problema non è poi così grave come sentirsi completamente soli di fronte ad esso.

Gli adolescenti hanno spesso difficoltà a mettere in comune le loro preoccupazioni, questo però in genere non accade con i loro amici.

Nei momenti in cui lo fanno con i genitori, o con degli adulti per loro importanti, si stanno rivolgendo a loro cercando empatia, più che soluzioni. Offrendo loro semplici frasi di consenso e condivisione delle difficoltà, si fa sentire e sapere di essere disposti a far loro compagnia nelle loro angustie.

Per esprimere loro ulteriormente solidarietà, si può chiedere se preferiscano avere qualcuno vicino o piuttosto starsene un po' da soli, o anche se esista qualcosa che si possa fare per loro, che non peggiori però la situazione.

Queste domande inviano il potente messaggio che il genitore non è scoraggiato di fronte all’angoscia del figlio e che resterà vicino a lui, anche quando non si può fare nulla per cambiare le cose che non vanno.

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Potrebbero aver bisogno di una manifestazione di fiducia

Per quanto sia difficile per i genitori fermarsi e non farlo, affrettarsi a dare suggerimenti comporta il rischio che si comunichi al ragazzo l’idea che non sia in grado di risolvere il suo problema, mentre l’adulto lo sarebbe.

Questo potrebbe colpire i giovani come una manifestazione di sfiducia nelle loro capacità, mentre stanno anzitutto cercando la rassicurazione degli adulti sul fatto di essere loro stessi in grado di gestire quanto la vita sta mettendo loro di fronte.

Invece di proporre soluzioni, gli adulti dovrebbero limitarsi a sostenere gli adolescenti mentre risolvono le loro faccende. Dire loro di averli già visti superare problemi analoghi in precedenza, o anche che, certo, la questione è tosta, ma che lo sono anche loro, può effettivamente comunicare ai ragazzi un po' di fiducia e una visione positiva di quello che hanno di fronte, in un momento in cui si sentono tanto scossi.

Anche gli adolescenti che hanno già affrontato e superato un problema possono comunque chiedere rassicurazione.

A volte piace loro raccontare ai genitori di una situazione difficile e di quello hanno fatto per risolverla, al fine di ottenere la conferma di aver fatto la scelta giusta. Quando accade questo, non stanno chiedendo soluzioni, ma solo cercando la conferma di aver fatto bene con la loro limitata esperienza di risoluzione dei problemi.

Gli adolescenti si sentono spesso vulnerabili, forse in modo particolare quando si aprono agli adulti con le loro gioie o con i loro dolori. In questi momenti, un’indicazione ben intenzionata può arrivare loro come una critica, e le lezioni o i “te l’avevo detto” - per quanto necessari - potrebbero sembrare degli aperti attacchi.

Anche se si è nel giusto, ad esempio, sottolineando che studiare per il compito in classe di matematica lo scorso fine settimana, invece di andare a una partita di calcio, avrebbe evitato del tutto il problema, probabilmente è meglio tenere questo argomento per un altro momento di confronto.


Vogliono idee, non istruzioni

Molto spesso offrire ascolto ai ragazzi adolescenti, empatia e incoraggiamento dà loro quello per cui si sono rivolti agli adulti. Tuttavia, se oltre a questo i ragazzi sta anche cercando una soluzione, alcuni consigli potrebbero finalmente essere i benvenuti. Si può, in questo caso, iniziare chiedendo se vogliono aiuto per risolvere il problema. Se la risposta è positiva, bisogna suddividere il problema in categorie: cosa può essere cambiato e cosa no.

Per il primo tipo di questioni, le cose che possono essere modificate, occorre concentrarsi sui bisogni che esprime il ragazzo e lavorare insieme a lui per fare brainstorming e ipotizzare possibili soluzioni. Per il secondo tipo di questioni, i problemi irrisolvibili, occorre aiutarli a venire a patti con le cose che non si possono controllare.

Soprattutto, un genitore dovrebbe mirare a risolvere il problema con il suo ragazzo adolescente, e non al posto suo. Per quanto giusto e efficace si possa sentire il proprio suggerimento, è sempre meglio tenerlo per sé fino a quando non si sarà ascoltato con attenzione il ragazzo, lasciando che esprima tutte le sue difficoltà, senza fermarlo in questo suo desiderio di “esternazione”.

Quando gli adulti offrono una soluzione troppo rapidamente, danno l’impressione di non stare davvero ascoltando o capendo quello che i giovani stanno attraversando. E spesso, come detto, ascolto e comprensione a quanto pare sono tutto quello che gli adolescenti desiderano o di cui hanno bisogno.


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