A volte i giovani adulti si appoggiano ai genitori per ricevere supporto emotivo mentre costruiscono e vivono le loro relazioni affettive, con tutti i loro alti e bassi. Nuove ricerche suggeriscono che quando i genitori accolgono questo bisogno cercando di influenzare la vita amorosa dei figli, questo può incidere sulla stabilità della relazione con loro.
Lo studio, pubblicato su Communication Research, ha rilevato che sia gli atteggiamenti di supporto che quelli di ostruzione da parte dei genitori sono collegati a sentimenti conflittuali nella relazione genitore-figlio. L’impatto delle posizioni dei genitori dipende da quanto la famiglia fosse solitamente aperta nella comunicazione e da quanto il figlio attribuisse valore all’opinione dei genitori.
La ricerca è stata condotta da Paul Schrodt ed Emily Stager della Texas Christian University. Lo studio si basa sulla teoria della turbolenza relazionale, un quadro teorico che spiega come l’incertezza e l’influenza interpersonale possano influenzare la comunicazione e la stabilità emotiva durante le transizioni di vita.
Sebbene la teoria fosse stata inizialmente sviluppata per studiare le coppie in una relazione sentimentale, gli autori l’hanno applicata alle relazioni genitore-figlio nella prima età adulta—un periodo in cui i figli cercano maggiore indipendenza pur continuando a fare affidamento sui genitori.
Ricerche precedenti hanno mostrato che i genitori cercano spesso di influenzare i figli per orientarli sulle persone con cui escono. Alcuni incoraggiano queste relazioni invitando i partner agli eventi familiari o dando consigli, mentre altri usano il senso di colpa, la pressione o la manipolazione per scoraggiarle.
Questi comportamenti possono influenzare non solo la relazione sentimentale del figlio ma anche le dinamiche emotive tra genitore e figlio.
I ricercatori hanno voluto esplorare, appunto, come questa influenza si manifesti attraverso la lente della teoria della turbolenza relazionale.
«Il nostro interesse per questo argomento deriva sia dalla mia esperienza personale come padre di due figli giovani adulti, con cui ho affrontato diversi tipi di conversazioni su chi frequentavano, sia dall’esperienza della mia coautrice come giovane adulta che si è sposata l’anno scorso ma che aveva avuto alcune conversazioni difficili con i propri genitori mentre usciva con il suo futuro marito» ha spiegato Schrodt, titolare della cattedra Philip J. & Cheryl C. Burguières presso il Dipartimento di Studi sulla Comunicazione.
«Emily Stager è stata la mia studentessa magistrale, e questo lavoro nasce dal nostro percorso comune sulla sua tesi di master. Insieme abbiamo osservato che la teoria della turbolenza relazionale era stata sviluppata e applicata principalmente alla comunicazione e alle esperienze di turbolenza delle coppie, così abbiamo cercato di estendere la teoria esplorando se il coinvolgimento dei genitori nelle relazioni sentimentali dei loro figli giovani adulti producesse livelli comparabili di turbolenza all’interno della relazione genitore-figlio».
Per condurre lo studio, i ricercatori hanno lavorato con 264 studenti universitari di età compresa tra 18 e 24 anni che stavano vivendo una relazione sentimentale. La maggior parte dei partecipanti si identificava come donna, eterosessuale e bianca. Ognuno ha completato un questionario online riguardante la propria relazione amorosa, il rapporto con un genitore (madre o padre, scelto a caso) e il modo in cui quel genitore aveva supportato o ostacolato quella relazione. Il questionario chiedeva inoltre di descrivere quanto fossero positive o negative le conversazioni recenti con il genitore sul partner, e di valutare quanto la relazione con il genitore apparisse irregolare o stabile.
I ricercatori hanno utilizzato scale psicologiche consolidate e modelli statistici per analizzare i risultati. L’interferenza dei genitori è stata misurata attraverso affermazioni come «Mio padre/mia madre rende più difficile per me trovare tempo da passare con il mio partner», mentre il supporto includeva affermazioni come «Mio padre/mia madre mi aiuta a risolvere i conflitti con il mio partner». La turbolenza relazionale è stata misurata chiedendo ai partecipanti di esprimere accordo con termini come «caotico» o «tumultuoso» per descrivere la relazione attuale con il genitore.
I risultati hanno rivelato che sia l’interferenza che il supporto erano direttamente collegati alla turbolenza relazionale, ma in direzioni opposte.
Quando i genitori interferivano con la relazione amorosa, il figlio tendeva a riferire un rapporto più teso o irregolare con quel genitore. Quando invece i genitori supportavano la relazione, il figlio tendeva a riportare una relazione più fluida e stabile con il genitore.
Queste associazioni erano confermate, in parte, anche dal tono delle conversazioni. L’interferenza era collegata a conversazioni più negative sul partner, a loro volta associate a maggiore turbolenza. Il supporto era collegato a conversazioni più positive, associate a minore turbolenza.
In altre parole, il tono emotivo delle discussioni genitore-figlio sul partner del figlio sembrava spiegare perché il coinvolgimento del genitore—sia utile che dannoso—potesse modificare il clima emotivo della sua stessa relazione con il figlio.
«L’interferenza dei genitori nella relazione sentimentale di un figlio può aumentare la turbolenza nella relazione genitore-figlio creando conversazioni più negative sul partner, mentre il supporto dei genitori può ridurre la turbolenza portando a conversazioni più positive tra genitore e figlio sul suo compagno o compagna».
Ma la questione non finisce qui. I ricercatori volevano anche capire quando questi effetti fossero più forti o più deboli. Hanno considerato due fattori che potevano definire l’impatto del coinvolgimento genitoriale: quanto la famiglia incoraggiava conversazioni aperte (chiamato “orientamento alla conversazione”) e quanto il figlio attribuisse valore all’opinione del genitore sulla relazione.
I risultati hanno mostrato che nelle famiglie con bassi livelli di comunicazione aperta, l’interferenza dei genitori aveva un impatto negativo più forte sulla relazione genitore-figlio, specialmente quando il figlio attribuiva grande importanza all’opinione del genitore. Al contrario, nelle famiglie abituate ad avere conversazioni frequenti e aperte su questioni personali, l’interferenza dei genitori non sembrava danneggiare la relazione allo stesso modo — forse perché la comunicazione aperta aveva costruito una base di fiducia e resilienza.
Uno schema simile è emerso con il supporto. Nelle famiglie poco orientate alla conversazione, quando il figlio dava valore all’opinione del genitore, il supporto aveva l’effetto positivo più forte sulla relazione genitore-figlio. Ma nelle famiglie molto orientate alla conversazione, il supporto del genitore prevedeva in realtà maggiore turbolenza — se il figlio dava grande valore all’opinione del genitore. I ricercatori hanno ipotizzato che in queste famiglie il supporto continuo potesse essere percepito come invasivo o eccessivamente coinvolto, soprattutto in una fase della vita in cui il figlio cerca di affermare la propria autonomia.
«Le associazioni dirette tra entrambe le forme di coinvolgimento genitoriale (cioè interferenza e supporto) e la turbolenza nella relazione genitore-figlio dipendono dall’orientamento alla conversazione della famiglia (ovvero da quanto l’ambiente comunicativo familiare sia aperto in generale) e da quanto il figlio attribuisca valore all’opinione del genitore sulla propria relazione sentimentale» ha il professor Schrodt.
«In particolare, i genitori che interferiscono con la relazione sentimentale del figlio, ma lo fanno in un contesto di passate conversazioni familiari aperte e oneste, mitigano essenzialmente il danno che potrebbe derivare al loro rapporto con il figlio come conseguenza del loro coinvolgimento».
«Allo stesso modo, nelle famiglie molto orientate alla conversazione, il supporto dei genitori predice minore turbolenza per i giovani adulti che non attribuiscono valore all’opinione del genitore, ma predice maggiore turbolenza per quelli che invece danno molto valore a quell’opinione. Vediamo l’orientamento alla conversazione come un insieme di norme per le interazioni familiari, che possono essere violate in modi positivi o negativi quando i genitori che solitamente coinvolgono (o non coinvolgono) i figli in discussioni aperte su vari argomenti decidono di interessarsi, e di cercare di influenzare, la relazione sentimentale del figlio».
«In sostanza, abbiamo scoperto che il supporto dei genitori nelle famiglie molto orientate alla conversazione può essere associato sia negativamente che positivamente alla turbolenza nella relazione genitore-figlio, a seconda che il figlio attribuisca valore all’opinione del genitore sulla propria relazione amorosa. In particolare, i genitori provenienti da famiglie con alto orientamento alla conversazione che cercano di supportare e facilitare la relazione romantica del figlio possono sperimentare una sorta di effetto boomerang, in cui l’attenzione, le conversazioni continue e i tentativi di influenza sul rapporto del figlio vengono interpretati come intrusivi e/o controllanti, portando a una sensazione di caos e instabilità che mina il tipo di relazione che il figlio desidera avere con i genitori.»
La ricerca offre uno sguardo su come le conversazioni sui partner dei figli influenzino le relazioni genitore-figlio in una fase cruciale della vita. Mostra anche come i modelli di comunicazione familiare e le attitudini individuali possano influenzare se il coinvolgimento genitoriale rafforzi o danneggi quel legame.
«Il nostro obiettivo principale a lungo termine con questa ricerca è continuare ad ampliare la gamma di relazioni alle quali può essere applicata la teoria della turbolenza relazionale» ha concluso il professor Schrodt.