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Un nuovo studio della Washington University di St. Louis rileva che i pensieri suicidari possono iniziare molto precocemente nei bambini, anche tra i nove e i dieci anni.

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La convinzione più diffusa e consolidata storicamente è quella per cui non ci sarebbe bisogno di preoccuparsi o di chiedere ai ragazzi se abbiano pensieri suicidari prima dell’adolescenza, spiega la dottoressa Deanna Barche, docente di Scienze psicologiche.

I nostri dati, prosegue la studiosa, suggeriscono che non è assolutamente vero. I bambini hanno di questi pensieri, non certo agli stessi livelli degli adulti ma comunque in percentuali non trascurabili.

Inoltre, lo studio ha scoperto che il conflitto familiare e il controllo genitoriale sono espressivi perditori di pensieri suicidari e che la maggior parte dei bambini che hanno partecipato allo studio aveva genitori o persone che si prendevano cura di loro che non conoscevano o non riferivano di pensieri suicidari dei bambini nelle loro cure.

"Sono state realizzate diverse pubblicazioni sull'ideazione suicidaria negli adolescenti" affermato la Barche. "Ma non esistono quasi dati sui tassi di ideazione suicidaria in questa fascia di età, per un ampio campione di popolazione."

La ricerca ha implicazioni significative, in quanto i decessi per suicidio tra i bambini non sono pochi e negli Stati Uniti hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi trent’anni. Alla scuola media e superiore, dal dieci al quindici percento dei ragazzi ha avuto pensieri suicidi, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

La ricerca, pubblicata sulla rivista JAMA Network Open, ha esaminato i dati di 11.814 bambini (di età compresa tra i nove e i dieci anni) dello studio ABD (Adolescent Brain Cognitive Development), uno studio nazionale e longitudinale sulla salute del cervello di bambini e adolescenti a cui partecipano anche genitori e tutori.

Suddividendo i pensieri e azioni suicidarie in diverse categorie, il team ha scoperto che dal 2,4 al 6,2 per cento dei bambini ha riferito di avere pensieri sul suicidio, dal desiderare di essere morti all'elaborazione di un piano per suicidarsi.

Quando si è trattato analizzare le azioni con intenzionalità suicidaria, hanno scoperto che lo 0,9 per cento dei bambini ha dichiarato di aver tentato il suicidio; Il 9,1 per cento ha riferito di comportamenti autolesionistici non suicidari.

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Prima di iniziare questa ricerca, la Barch ha detto che non sapeva di preciso cosa ne sarebbe uscito, ma di certo si aspettava di vedere livelli significativi di pensieri sul suicidio in questa fascia di età preadolescenziale.

C'erano due motivi per cui ne ero sicura, ha detto. “Quando si guarda al numero di ragazzi che tra scuole e medie e superiori hanno di questi pensieri, riferito dal CDC, si vede che questo numero è piuttosto alto. Ed è chiaro che questi pensieri non stanno emergendo dal nulla".

La seconda ragione per cui la studiosa era preparata ai risultati preoccupanti della sua indagine, era dovuta al fatto che in precedenti lavori aveva già riscontrato pensieri suicidari in età prescolare.

La ricerca mostra anche differenze significative tra maschi e femmine. In particolare, i maschi hanno mostrato livelli più alti di pensieri suicidari e di autolesionismo non suicidario rispetto alle ragazze; queste tendenze, come mostrano gli studi, con l’avanzare dell’età si invertono.

Non sappiamo esattamente il perché di questa inversione, spiega la Barch. Quando arriva l'adolescenza, i tassi aumentano per tutti, ma aumentano in modo sproporzionato per le ragazze. Tale discrepanza era completamente inaspettata.

Inoltre, questa è l'età in cui i bambini e i loro genitori o tutori tendono a fornire resoconti contrastanti sulle esperienze interiori dei ragazzi. Il disallineamento tra le auto-segnalazioni di pensieri suicidari e quanto riferiscono i genitori sui pensieri dei loro figli differiva significativamente.

In oltre il settantacinque percento dei casi in cui i bambini hanno riferito di comportamenti o comportamenti suicidari, chi si prendeva cura di loro non era a conoscenza di questa esperienza interiore del bambino.

In effetti, dopo i dovuti aggiustamenti delle analisi in base a sesso, storia familiare e altre variabili, il conflitto familiare è risultato un fattore predittivo di pensieri suicidari e autolesionismo non suicidario. Anche l’eccesso di controllo da parte di un genitore è risultato predittivo di tali comportamenti e intenzioni, nonché di tentativi di suicidio.

La Barch suggerisce ai genitori, agli operatori sanitari e alle persone che lavorano con i bambini, di essere consapevoli della possibilità che anche un bambino di nove anni stia pensando al suicidio.

"Se si hanno figli che sono in qualche modo in difficoltà, si dovrebbe chiedere loro anche questo" conclude la studiosa. "In questo modo si potrebbero identificare quei bambini che potrebbero essere già a rischio".


I materiali della ricerca sono disponibili sul sito della Washington University in St. Louis.


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