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In questi giorni mi viene in mente Alfredino Rampi. Chi è della mia generazione o un poco più vecchio ricorderà quel bimbo che cadde in un pozzo a Vermicino, vicino a Frascati, e morì dopo 60 ore e diversi tentativi di soccorso. Le prime 18 vennero diffuse in diretta Rai. Tutta l’Italia quel giorno si bloccò davanti al televisore sperando che Alfredino potesse farcela. L’Italia tutta intera, per quel bambino così uguale al figlio di ogni spettatore che ne avesse uno. Così uguale a un fratellino, per chi lo aveva. Lo ritrovo in rete: era il 13 giugno 1981; lui aveva sei anni, io dieci.

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La data mi salta all’occhio pensando alla strage di migranti avvenuta il 13 giugno scorso. Non per questo ho pensato ad Alfredino, certo non ricordavo la data della sua morte. Tranne che sia uno scherzo dell’inconscio…

Ciò che invece è consapevole, è il desiderio che quel “farsi uno madre all’altro”, di cui parlava e scriveva Aldo Capitini, possa inverarsi e impedirci di aspettare la prossima strage. È il desiderio che tutti quei bambini – almeno cento, si dice, con tantissime donne nella stiva del peschereccio con 750 persone a bordo – li riconosciamo come figli e fratelli nostri. Tanti Alfredino in pericolo estremo, per i quali i soccorsi devono dispiegarsi al loro massimo finché è possibile fare qualcosa, non dopo il naufragio per dimostrarsi così bravi nella ricerca dei dispersi.

I quotidiani ci dicono che si potrebbe arrivare a oltre 600 persone tra morti e dispersi al largo di Pyros. I sopravvissuti, nel momento in cui scrivo, sono poco più di un centinaio.

Sentire dalle massime autorità che sono “molto rattristate” per l’accaduto, e ugualmente apprendere da loro che la strategia per regolare il fenomeno (leggi: fermare le stragi) non è soccorrere le persone, non è neppure prevedere modalità legali di ingresso, corridoi umanitari… ma è trattenere i migranti a casa loro o nei paesi di transito (vale a dire: stringendo affari non con democrazie che rispettano i diritti umani ma con dittature, con milizie, con bande di criminali sull’altra sponda del Mediterraneo o oltre la frontiera) è nauseante.

Visto da qui, il lutto nazionale di tre giorni proclamato in Grecia dopo questi fatti sembra il colmo dell’ipocrisia. Sarà che proprio le parole “lutto nazionale” non suonano bene in questo periodo nel nostro Paese.

Le uniche voci che riesco ad ascoltare sono quelle dei soccorritori. Come Nawal Soufi, la giovane attivista per i diritti umani di cui già si è scritto su queste pagine che in questa occasione è rimasta per ore in contatto telefonico con coloro che rischiavano la vita assicurando che di sicuro sarebbero stati tratti in salvo nel più breve tempo possibile. La legge del mare lo dice e anche quella della coscienza. Niente di importante, chiaro.

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 13 giugno 2023, SOS mare – Sto gestendo l’SOS di un’imbarcazione con a bordo 750 persone, partita dalla Libia e in difficoltà in questo momento. Le persone a bordo rischiano di bere acqua di mare, l’acqua è finita dopo il quarto giorno di navigazione.

13 giugno 2023 – Urgentissimo. Sono urgentemente necessarie ricariche per il telefono Thuraya delle persone a bordo dell’imbarcazione con 750 persone. Scrivetemi in privato per avere il numero di telefono.

13 giugno 2023 – Ore 17:56: Un aereo viene avvistato nelle vicinanze della barca in difficoltà. La Grecia ha comunicato che porterà acqua e cibo a bordo della barca in pericolo. Un mercantile si trova nelle vicinanze della barca. Sei migranti sono morti, secondo il racconto di uno dei migranti. (Spero vivamente d’essere smentita). Altre due persone si trovano in condizioni critiche.

13 giugno 2023 – URGENTISSIMO. Un mercantile ha gettato delle bottiglie d’acqua in modo singolo. Ogni volta che una bottiglia veniva buttata, i migranti andavano tutti insieme da una parte della barca per ricevere l’acqua. Questo ha causato un grave squilibrio che ha rischiato di far affondare l’imbarcazione. Chiediamo soccorso immediato da parte della Grecia o Malta.

14 giugno 2023 – Nooooooooooo Dio mio noooooooooooooo. Noooooooooooooooooooooooooooooo

14 giugno 2023 – Donne e bambini nella stiva… Chiudete gli occhi per un minuto prima di dormire e immaginate cosa hanno potuto vivere prima di morire…

14 giugno 2023 – A te… A te che mi hai chiamata in continuazione per 13 ore.. Dimmi che almeno tu sei vivo… Dimmi che quella donna è viva… Lo so, non ha senso… ma mi sentivo di scrivere questo maledetto post. Vorrei dire a quella donna e a quell’uomo che sono dei veri eroi. La loro determinazione e la loro forza di volontà sono state commoventi. Le loro parole, uscite da una gola secca dopo giorni passati in mare, sono rimaste impresse nella mia mente. Questo pensiero mi spezza il cuore. 650 persone… non si può guardare questo numero…

14 giugno 2023 – Non pulire questo sangue. Sono 650…

14 giugno 2023 – Donne e bambini nella stiva… Chiudete gli occhi per un minuto prima di dormire e immaginate cosa hanno potuto vivere prima di morire… Tutta l’Europa deve agire! Le urla di questi bambini non sono arrivate nelle sedi delle istituzioni UE?

15 giugno 2023 – La lista dei dispersi è molto grande. Fino alle 5 del mattino abbiamo raccolto i dati dai familiari e adesso speriamo di poter aiutare nell’identificazione dei cadaveri. Chiedo a chi ha il potere decisionale in Europa di guardare negli occhi queste persone. Fino a quando non verranno aperti canali legali per far entrare queste persone in Europa, saremo sempre allo stesso punto. Continueranno a morire esseri umani nelle acque italiane, maltesi, greche, spagnole e i trafficanti di esseri umani continueranno ad arricchirsi.

15 giugno 2023 – Durante tutta la giornata non hanno mai espresso la volontà di continuare a navigare per arrivare in Italia. Erano in pericolo e avevano bisogno di soccorso nelle acque in cui si trovavano. Continuavano a dire che qualsiasi guardia costiera andava bene tranne la guardia costiera libica, perché sapevano dell’imbarcazione consegnata alla Libia dalle autorità maltesi e avevano il terrore di una cosa simile. Io continuavo a tranquillizzarli ma, evidentemente non è servito a niente.

15 giugno 2023 – Non possiamo limitarci a puntare il dito verso il singolo responsabile senza affrontare le cause profonde di queste atrocità contro esseri umani indifesi. I responsabili di ieri a Cutro erano italiani, quelli sulla barca di Loujin erano maltesi, e oggi la Grecia è coinvolta. Ma domani potrebbe essere ancora la Spagna o l’Italia. Ah stavo per dimenticare la storia della barca dei 500 consegnata la scorsa settimana alla Libia da parte di Malta… Serve una politica migratoria che metta la vita umana al primo posto. Non possiamo continuare in questo modo.

16 giugno – Per resistere in questo lavoro bisogna essere incapaci di odiare


testo precedentemente pubblicato da Azione nonviolenta

Elena Buccoliero
Sociologa e counsellor, è docente a contratto all’Università di Parma sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti e svolge attività di formazione, ricerca, supervisione e sensibilizzazione su bullismo, violenza di genere e assistita, diritti delle persone minorenni. Dal 2008 al 2019 è stata giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Ha diretto la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati (2014-2021) e l’ufficio Diritti dei minori del Comune di Ferrara (2013-2020). Da molti anni aderisce al Movimento Nonviolento. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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