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Per gentile concessione dell'autrice, pubblichiamo un brano dell'ultimo libro di Anna Oliverio Ferraris, "Tuo figlio e il sesso. Crescere figli equilibrati in un mondo con troppi stimoli" (Bur, 2015). Il testo è tratto dalla seconda sezione del saggio, "Pubertà e adolescenza", pagg. 135-138.

Attrazione, piacere e timidezza riguardano in egual misura maschi e femmine, sia pure con alcune varianti per quanto riguarda sensazioni e comportamenti. In generale i maschi (sebbene con notevoli differenze tra individui) tendono a essere più stimolati da una serie di dettagli o tratti che riguardano l'altro sesso: non sono soltanto il corpo femminile e le sue movenze ad attirare, ma anche l'abbigliamento, il trucco, la capigliatura, i gioielli, il profumo.

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Si può essere sensibili a questi "stimoli" — e quindi provare tensione e desiderio sessuale in loro presenza — senza nemmeno rendersene conto, in quanto essi sollecitano un tipo di "risposte" che fanno parte degli impulsi naturali. E tuttavia, a dimostrazione della complessità e dell'intreccio che esistono tra fattori biologici e socio-ambientali, tra maturazione psicofisica e mode, c'è un momento in cui anche i maschi incominciano a curare di più il proprio aspetto e a seguire le tendenze in voga per il taglio dei capelli, gli abiti, le scarpe. Prima ci pensava la mamma, ora ci pensano loro. Recentemente orecchini e piercing sono diventati strumenti di seduzione anche per i maschi, non solo per le femmine. La loro funzione è di volta in volta rituale, estetica ed erotica. Contrariamente agli adolescenti di venti o trent'anni fa, quelli di oggi non pensano di mettere in pericolo la loro identità maschile se abbelliscono il proprio look con ornamenti un tempo riservati alle donne. Essi sembrano ricongiungersi idealmente ai loro antenati di alcuni secoli fa, che indulgevano nell'agghindarsi con nastri e parrucche.

Un'altra differenza tra maschi e femmine sarebbe la maggiore tendenza dei primi a separare l'atto sessuale dai sentimenti o da altri aspetti della personalità. Cosa che implicherebbe, quindi, una maggiore disponibilità e immediatezza nel passare all'atto. Le ragazze, invece, cercano di creare una relazione prima di arrivare all'atto sessuale, e più dei maschi amano indulgere in sguardi, discorsi e preliminari: un interludio che risponde a una maggiore cautela istintiva delle donne, più esposte a conseguenze indesiderate come una gravidanza, ma anche al bisogno di capire con chi hanno a che fare prima di concedersi. Per molte il corteggiamento è di per sé un piacere molto gratificante che non si deve necessariamente concludere con l'atto sessuale e nemmeno con contatti fisici, baci o carezze. È il piacere di sentirsi ammirate e desiderate, a cui loro rispondono con un linguaggio per lo più non verbale, fatto di lusinghe, allusioni, civetterie. Individualmente però tutte le situazioni sono possibili. Oggi vediamo che in molti casi sono proprio le ragazze a prendere l'iniziativa se lui tarda a farsi avanti. Questa maggiore intraprendenza delle giovani contemporanee è dovuta certamente al fatto che, rispetto al passato, è ora più facile per una donna mettersi al riparo da gravidanze indesiderate e malattie sessuali; ma dipende anche dal mutato clima socio-ambientale che, come un serpente che si morde la coda, ha reso possibile una diffusione massiccia di stimoli e messaggi sessuali di varia natura i quali, con il supporto potente dei media e della pubblicità, riescono a modellare comportamenti, a creare mode, a diffondere nuovi stili di vita e di approccio sentimentale e sessuale.

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La durata dell'eccitazione e dell'orgasmo sono un'altra differenza: più breve nei maschi che nelle femmine. Le donne, e così le ragazze, hanno generalmente bisogno di preliminari e tempi più lunghi per arrivare al piacere. Al contrario i maschi, soprattutto quando sono ansiosi e alle prime armi, possono essere troppo precipitosi nel raggiungere l'orgasmo tanto da non riuscire, qualche volta, ad avere un rapporto sessuale completo e soddisfacente. Il fenomeno della eiaculazione precoce, insieme ad altre preoccupazioni — come la volontà di evitare una gravidanza e la paura di procurare dolore o di fallire —, può essere all'origine di veri e propri tormenti quando il giovane non sa a chi confidare i propri dubbi e non trova informazioni capaci di tranquillizzarlo. Ma anche le ragazze hanno incertezze e timori analoghi: sono spaventate all'idea del rapporto completo («È doloroso?»), temono eventuali aggressività maschili e sono preoccupate anche, quando si è alle prime armi, dagli sbaciucchiamenti o dalle pomiciate («Fin dove spingersi?», «E se qualcuno ci vede?», «Se viene a saperlo mio padre?»).

Si tratta, insomma, di un intreccio complesso di fattori fisici e psicologici, su cui i giovani tendono a non esprimersi spontaneamente perché troppo coinvolti e perché il disvelamento della propria intimità li fa sentire vulnerabili.

Gli adolescenti si sentono spesso troppo esposti allo sguardo altrui, in particolare a quello degli adulti di cui temono il giudizio. Se però l'adulto affronta queste tematiche a tempo e luogo, con sensibilità e competenza, i ragazzi prestano orecchio volentieri. Il consiglio sempre valido è quello di non coinvolgere in prima persona il singolo, ma parlarne in generale, senza svilire o banalizzare. Bisogna comprendere le ragioni del perché su argomenti "caldi" che li coinvolgono da vicino, i ragazzi spesso preferiscono ascoltare, leggere una pubblicazione scientifica o rivolgersi a un estraneo piuttosto che parlarne con i genitori. Temono di essere giudicati? Di apparire sotto una nuova luce ai loro occhi?

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