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Uno dei primi studi, in questo ambito, che ha utilizzato diagnosi cliniche, mette in luce una serie di differenze tra giovani con e senza disturbi mentali per quanto riguarda l’uso dei social media — dalle variazioni dell’umore come conseguenza delle interazioni fino al tempo trascorso online.

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I giovani con una condizione di salute mentale diagnosticabile come problematica riferiscono esperienze diverse di utilizzo dei social media rispetto a quelli senza una condizione di sofferenza. Tra gli elementi di più grande diversità, una maggiore insoddisfazione per il numero di amici online e più tempo trascorso sulle piattaforme.

È quanto emerge da un nuovo studio condotto dall’Università di Cambridge, che suggerisce che gli adolescenti con disturbi “internalizzanti”, come ansia e depressione, risultano particolarmente influenzabili dai social media.

Questi giovani tendono a confrontarsi con gli altri, online, con maggiore frequenza e intensità, a percepire una mancanza di controllo sul tempo trascorso sulle piattaforme e a sperimentare forti variazioni dell’umore legate ai like e ai commenti ricevuti.

I ricercatori hanno scoperto che gli adolescenti con una qualsiasi condizione problematica di salute mentale trascorrono in media molto più tempo ogni giorno sui social rispetto a quelli senza alcun disturbo.

Lo studio, guidato dalla Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit (MRC CBU) di Cambridge, ha analizzato i dati di un sondaggio condotto su 3.340 adolescenti britannici tra gli 11 e i 19 anni.

Si tratta di uno dei primi studi sull’uso dei social media tra adolescenti a utilizzare valutazioni cliniche multilivello della salute mentale, ottenute da valutatori clinici professionisti che hanno intervistato i giovani e, in alcuni casi, anche i loro genitori e insegnanti.

«Il legame tra l’uso dei social media e la salute mentale giovanile è molto dibattuto, ma quasi nessuno studio si è concentrato su giovani già affetti da sintomi clinici rilevanti», ha affermato Luisa Fassi, ricercatrice presso il MRC CBU di Cambridge e prima autrice dello studio, pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour.

«Il nostro studio non stabilisce un nesso causale, ma mostra che i giovani con disturbi mentali usano i social media in modo diverso rispetto a quelli senza diagnosi.

«Questo potrebbe dipendere dal fatto che le condizioni di salute mentale influenzano il modo in cui gli adolescenti interagiscono online, oppure che l’uso dei social contribuisca ai sintomi. Al momento non possiamo dire cosa venga prima — solo che queste differenze esistono» ha aggiunto la dottoressa Fassi.

I ricercatori hanno stabilito soglie elevate per lo studio, basandosi su ricerche esistenti su sonno, attività fisica e salute mentale. Sono stati considerati significativi solo i risultati con livelli di associazione comparabili a quelli riscontrati tra persone con e senza disturbi mentali per quanto riguarda sonno ed esercizio fisico.

Mentre la salute mentale è stata valutata con strumenti clinici, l’uso dei social media è stato rilevato tramite questionari compilati dai partecipanti, senza riferimento a piattaforme specifiche.

Oltre al tempo trascorso online, tutti i disturbi mentali sono stati associati a una maggiore insoddisfazione per il numero di amici sui social. «Le amicizie sono cruciali nell’adolescenza perché contribuiscono alla formazione dell’identità» ha detto la studiosa.

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«Le piattaforme social attribuiscono un numero concreto alle amicizie, rendendo più evidenti i confronti sociali. Per i giovani con disturbi mentali, questo può accentuare sensazioni preesistenti di esclusione o inadeguatezza».

I ricercatori hanno confrontato l’uso dei social tra adolescenti con disturbi internalizzanti (ansia, depressione, PTSD) e quelli con disturbi esternalizzanti (ADHD, disturbi della condotta).

La maggior parte delle differenze è stata riferita dai giovani con disturbi internalizzanti. Ad esempio, il “confronto sociale” — ovvero paragonarsi agli altri online — è stato riferito dal 48% degli adolescenti con disturbi internalizzanti (quasi uno su due), contro il 24% di quelli senza disturbi (circa uno su quattro).

Anche le variazioni dell’umore in risposta ai feedback social sono risultate più comuni tra gli adolescenti con disturbi internalizzanti (28%, circa uno su quattro) rispetto a quelli senza disturbi (13%, circa uno su otto). Hanno inoltre riferito minore autocontrollo sul tempo trascorso online e minore disponibilità a condividere onestamente il proprio stato emotivo in rete.

«Alcune delle differenze nell’uso dei social da parte dei giovani con ansia e depressione rispecchiano quanto già noto sulle loro esperienze nella vita reale. Il confronto sociale è un aspetto ben documentato nella loro quotidianità, e il nostro studio dimostra che si estende anche al mondo digitale».

Al contrario, a parte il tempo trascorso online, sono emerse poche differenze tra i giovani con disturbi esternalizzanti e quelli senza diagnosi.

«I nostri risultati offrono indicazioni importanti per la pratica clinica e potrebbero contribuire a definire future linee guida per interventi precoci» ha dichiarato la dott.ssa Amy Orben di Cambridge, autrice senior dello studio.

«Tuttavia, questo studio rappresenta solo un primo passo per comprendere la complessa interazione tra social media e salute mentale. Il fatto che sia uno dei primi studi di questa portata e qualità dimostra la mancanza di investimenti sistemici nel settore».

La dottoressa Fassi ha aggiunto: «Le cause dei disturbi mentali sono molteplici, ed è difficile stabilire se l’uso dei social sia uno di questi fattori. Una questione così grande richiede molte ricerche, che combinino schemi sperimentali con dati oggettivi su cosa vedono e fanno davvero i giovani online».

«Dobbiamo comprendere come diversi tipi di contenuti e attività sui social influenzino adolescenti con varie condizioni, come disturbi alimentari, ADHD o depressione. Senza includere questi gruppi poco studiati, rischiamo di non vedere l’intero quadro».

 

Note:
Ai partecipanti è stato chiesto di valutare il proprio uso dei social in un giorno scolastico tipico e in un giorno festivo o del weekend, su una scala a nove punti (da meno di 30 minuti a più di sette ore). Gli adolescenti con disturbi mentali indicavano in media un uso tra le “tre e quattro ore”, contro le “una-due” o “due-tre ore” dei coetanei senza disturbi.

La categoria di “tutti i disturbi mentali” include anche condizioni non classificabili come internalizzanti o esternalizzanti, come disturbi del sonno e psicosi, anche se in numero molto inferiore.


Riferimento bibliografico

Luisa Fassi, Amanda M. Ferguson, Andrew K. Przybylski, Tamsin J. Ford, Amy Orben.
Social media use in adolescents with and without mental health conditions.
Nature Human Behaviour, 2025.

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