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L'adolescenza si presenta con un problema spinoso: i ragazzi improvvisamente desiderano avere una propria privacy proprio nel momento in cui la loro vita si sta espandendo, e inizia a includere una serie di nuove esperienze anche potenzialmente rischiose.

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Sia che abbiano o meno qualcosa di preoccupante da nascondere, normalmente i giovani in questa fase di crescita iniziano a chiudere la porta della loro camera da letto e diventano evasivi sul tempo che passano online.

Quando i figli si allontanano da casa, spesso i genitori si sentono tentati, se non in dovere, di frugare segretamente le loro camere da letto e di verificare furtivamente il registro delle loro attività su internet, per vedere se il loro ragazzo non sia coinvolto in faccende di droga, alcool o non stia commettendo misfatti digitali.

Spiare gli adolescenti, cosa che di fatto la maggior parte dei genitori non fa, appartiene a quella categoria di tattiche genitoriali che qualche volta può essere adottata e in certi casi anche consigliata.

Esiste però un chiaro problema condiviso dalle “spie” a tutti i livelli: a quale punto e in quale situazione bisogna rivelare di essere stati a spiare e di avere trovato qualcosa?


gli adulti che sospettano che i loro ragazzi
stiano facendo qualcosa di sospetto
possono sentirsi costretti a superare i confini della privacy


Alcuni genitori potrebbero decidere di svelare volontariamente la propria azione di controllo, confidando nel fatto che la potenziale spinta alla protezione e alla sicurezza dei loro ragazzi sia più importante della perdita inevitabile della loro fiducia. Altri, invece, potrebbero decidere di mantenere la loro sorveglianza, cercando di non essere scoperti mentre continuano a raccogliere informazioni sull’operato dei figli. Entrambe le posizioni sono piuttosto precarie.

Saggiamente, la ricerca recente mette in discussione l'utilità dello spiare e suggerisce approcci migliori per i genitori che sono preoccupati che stia accadendo qualcosa di sbagliato o pericoloso.

Gli adulti che sospettano che i loro ragazzi stiano facendo qualcosa di sospetto possono sentirsi costretti a superare i confini della privacy, ma una recente ricerca sulle famiglie olandesi ha scoperto che gli adolescenti dei genitori “indiscreti” non stavano in realtà facendo qualcosa di più sbagliato o pericoloso dei genitori che evitavano di spiare i loro ragazzi.

Oltre a questo, lo stesso studio ha invece collegato la propensione al controllo dei genitori con le loro preoccupazioni riguarda alla forza del loro rapporto con i ragazzi.

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Secondo Skyler Hawk, autore principale dello studio "l'atto di spiare sembra dire di più su quello che i genitori stanno provando piuttosto che su quello che di fatto fanno i loro figli".

Per i genitori che sono preoccupati  della forza della loro relazione con i loro ragazzi adolescenti, un nuovo studio presentato dal Journal of Adolescence suggerisce che sorvegliare di nascosto i ragazzi ha poche possibilità di migliorare la situazione. Un sondaggio fatto con 455 adolescenti ha infatti scoperto che gli adolescenti che credevano che i loro genitori avessero ascoltato segretamente le loro conversazioni o frugato tra le loro cose senza la loro autorizzazione, condividevano meno informazioni con loro rispetto a quelli che invece sentivano rispettati dai genitori i confini della loro privacy.

Questo risultato è in linea con quello di un altro studio che ha scoperto che lo “spionaggio genitoriale” può scatenare o perpetuare un circolo vizioso per cui gli adolescenti diventano sempre più furtivi e circospetti a casa.

"Quando i genitori adottano comportamenti che gli adolescenti vedono come invasioni della loro privacy" ha dichiarato il dottor Hawk, "questo ha un effetto boomerang, in quanto i genitori alla fine si trovano a conoscere ancora di meno le attività dei loro ragazzi".

Quindi, se i genitori sospettano che i loro ragazzi possono essere essere nei guai, cosa dovrebbero fare?


a questo punto i genitori
potrebbero prepararsi a mettere in atto
alcune attività di negoziazione


Il buon senso suggerisce una soluzione diretta: iniziare con il chiedere. Anche se gli adolescenti sono generalmente reticenti riguardo a cose che ritengono personali, come ad esempio il modo in cui trascorrono il tempo libero o in cui spendono i soldi che hanno a disposizione, le ricerche sulla comunicazione genitori-adolescenti mostrano che gli adolescenti credono che i genitori abbiano il diritto di conoscere le loro scelte, le quali potrebbero essere malsane o non sicure, come riguardo al fumo o al bere.

Tuttavia, secondo Judith Smetana, professore di psicologia dell'Università di Rochester, "Questa scoperta porta con sé un’evidenza preoccupante: se i ragazzi sono già coinvolti in comportamenti rischiosi, non lo riferiscono ai loro genitori".

In tali situazioni, gli adolescenti hanno riferito di temere che i loro genitori reagiscano con disapprovazione, con punizioni o con entrambe le cose. Di conseguenza, il dottor Smetana suggerisce di premettere alle domande sul comportamento rischioso, la rassicurazione: "Non daremo di matto e tu non ti troverai in difficoltà. Vogliamo solo essere sicuri che stai bene e che tutto sia a posto".

Se le cose in realtà non sono “a posto” - forse il ragazzo si dedica ad attività sbagliate o pericolose nel fine settimana - almeno il problema viene portato alla luce e i genitori hanno avuto la possibilità di chiarire la loro posizione e la loro volontà di proteggere il figlio da possibili pericoli, piuttosto che fare una lezione di disciplina.

E a questo punto i genitori potrebbero prepararsi a mettere in atto alcune attività di negoziazione. Anche quando tutto è a posto, genitori e figli di solito non concordano sulle cose che dovrebbero essere considerate private.

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"Gli adolescenti pensano costantemente che dovrebbero avere più autonomia rispetto a quella che i loro genitori credono che debbano avere" spiega il dottor Smetana. "E proprio quando i genitori hanno sistemato una questione" aggiunge, "scopriranno subito dopo che c'è un nuovo argomento da affrontare, perché la richiesta di autonomia degli adolescenti è sempre in aumento".

Come il dottor Hawk consiglia ai genitori: "Tenete presente che non riuscirete a passare attraverso l’adolescenza dei vostri ragazzi senza avere un qualche conflitto sulla privacy".

A questo si può aggiungere che occuparsi della crescita di un adolescente, invariabilmente comporta una certa ansia, soprattutto quando i ragazzi, che prima erano soliti condividere tutto con i genitori, in modo caloroso e liberamente, iniziano a diventare assenti e imperscrutabili.


l'impulso di spiare,
come ogni altra scelta discutibile di genitorialità,
deriva quasi sempre da un istinto amorevole e protettivo


Se l'ansia diventa schiacciante e gli sforzi per comunicare non riescono a portare chiarezza, controllare di nascosto le attività dei ragazzi può essere ammissibile?

Secondo il dottor Hawk "Tutto considerato, questo dovrebbe essere riservato a circostanze estreme, quando non c’è più nient’altro da fare. E i genitori dovrebbero essere preparati al fatto che gli adolescenti reagiranno molto negativamente, indipendentemente da quello che si scopre di loro".

L'impulso di spiare, come ogni altra scelta discutibile di genitorialità, deriva quasi sempre da un istinto amorevole e protettivo. Piuttosto che darsi a questo troppo rapidamente, si può considerare l’impulso a controllare di nascosto come una sorta campanello di allarme per riflettere sul punto in cui ci si trova nella relazione con i propri ragazzi adolescenti.

Ci fidiamo di loro e loro si fidano di noi? In caso contrario, quali passi potremmo fare per ristabilire questa situazione e poter rispondere sinceramente “sì” a queste domande?