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Un progetto innovativo che lavora con alcuni dei giovani autori di reato scozzesi a più alto rischio, ha rivelato che la maggior parte di loro sono cresciuti assistendo o subendo un trauma significativo all’interno del loro contesto familiare, e che i tre quarti di loro hanno avuto almeno un’esperienza di violenza consumata all'interno delle mura di casa.

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L'impatto di un episodio grave e significativo di abuso domestico - o tra i genitori, oppure tra i genitori e i loro partner - è più dannoso perfino dell’abuso fisico subito direttamente dal bambino, secondo quanto affermano i componenti del team che opera del servizio dell'Università di Strathclyde per gli interventi a favore della gioventù vulnerabile (Ivy).

La dottoressa Lorraine Johnston, consulente clinico e psicologo forense, ha dichiarato: "Stiamo constatando un effetto maggiore e più grave della violenza domestica che non di altre forme di maltrattamento, perfino dell’abuso fisico subito da bambini".

Ha aggiunto che il suo gruppo di lavoro sta cercando di riconoscere gli effetti di eventi accaduti nella prima infanzia per intervenire precocemente, contribuendo sia a proteggere le vittime, sia a risparmiare sui costi successivi di assistenza, sia ad aiutare i giovani stessi a superare i traumi.

"Stiamo cercando di dare un senso e comprendere perché la violenza domestica cui un bambino assiste risulti particolarmente nociva. Non vorrei minimizzare altre esperienze di abusi, ma sembra che ci sia qualcosa di particolarmente difficile e traumatico nel guardare qualcuno che ami venire picchiato e ferito da qualcun altro che ami.

Questa esperienza sembra essere estremamente potente e difficile da superare per i giovani".

I dati citati dal progetto Ivy mostrano che il 76% dei giovani sui è stata svolta l’indagine sono stati testimoni di violenza domestica, all’interno delle mura di casa, 28 dei 42 giovani presi a campione nell’ambito delle attività di valutazione del progetto sono stati esposti a episodi di violenza all’interno della propria casa.

La dottoressa Johnstone ha detto che la violenza domestica cui hanno assistito alcuni dei giovani coinvolti nel progetto Ivy è stata in alcuni casi ripetuta e molto grave.

Il programma, istituito alcuni anni fa per aiutare gli assistenti sociali e il personale che lavora con giovani vulnerabili di età 12-18 anni, giovani che potenzialmente comportano un rischio elevato per se stessi e per gli altri, ha finora lavorato con i giovani più disturbati della Scozia.

I clienti del servizio, che ha sede presso il Centre for Youth and Criminal Justice dell’università, sono stati coinvolti in reati come lo stalking, la piromania, la violenza fisica, la violenza sessuale e l'estremismo violento, manifestato nel fare ad esempio minacce terroristiche.

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Il progetto Ivy offre supporto ai lavoratori della giustizia penale, della salute mentale e di altri contesti che stanno cercando di gestire i giovani più difficili e problematici in Scozia.

A volte questi giovani risultano troppo complessi e difficili da gestire, e gli operatori sociali fanno molta fatica ad affrontarli, tuttavia non hanno le caratteristiche necessarie per essere inseriti all’interno dei servizi per la salute mentale degli adolescenti (CAMHS).

Molti di loro però sono sulla strada che li porterà a compiere gravi atti di criminalità e di violenza.

Il progetto ha svolto una asttenta attività di approfondimento volta a costruire un profilo psicologico dei giovani coinvolti, aiutando i lavoratori in prima linea a valutare quale sia l'approccio migliore.

A meno che il trauma infantile non venga affrontato, gli operatori sanitari o sociali è improbabile riescano a mettere in atto interventi efficaci e di successo. La dottoressa Johnstone ha aggiunto: "Vediamo diversi bambini che vengono dimessi, il cui disagio viene letto come semplice ricerca di attenzione o addirittura come un tentativo di manipolazione.

Ma il 75-85 per cento di loro hanno gravi storie alle spalle ed esperienza spesso ripetuta di eventi traumatici. Interpretare il loro comportamento come una risposta a questi traumi può essere la chiave per risolvere le loro problematicità".

Anche gli adulti possono aver avuto storie di traumi ma per loro l'esperienza spesso si è chiusa o comunque lascia margini ridotti di recupero. Per molti giovani invece è una cosa che sta ancora accadendo, ha aggiunto la studiosa, attraverso contatti traumatici con genitori assenti, con il perdurare di episodi di violenza all'interno della famiglia o anche solo della trascuratezza nei loro confronti.

Per il 46 per cento dei casi, il primo consulto è sufficiente, ma per più della metà dei partecipanti il progetto ha poi effettuato riunioni successive con gli stessi ragazzi, per aiutarli ad esplorare ciò che fa scattare in loro comportamenti violenti e la necessità di trattamenti specialistici. Un piccolo numero di casi risulta seguito con un trattamento psicosociale intensivo del giovane, che può coinvolgere anche i genitori.

Le domande per la presa in carico sono molto numerose, al programma si rivolgono 29 enti locali scozzesi.

La dottoressa Johnstone conclude affermando che il progetto potrebbe offrire ai lavoratori coinvolti nella valutazione degli alti livell di rischio, lo spazio per pensare e valutare un giovane, conoscerlo a fondo, sapendo comprendere le radici dei suoi comportamenti devianti.


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