I giovani coinvolti nel sistema di giustizia penale minorile, come confermato da diverse ricerche svolte anche in riferimento alla situazione italiana, mostrano spesso sintomi di sofferenza psicologica, ansia, depressione, isolamento, oltre che problemi cognitivi e di attenzione. Tuttavia, non è ancora stato stabilito con evidenza se questi sintomi siano legati a determinati reati.
Uno studio di recente realizzazione, condotto da ricercatori dell’Università del Kansas, ha cercato di capire se essere accusati di un certo tipo di reato sia collegato a maggiori (o minori) sintomi di depressione e ansia e, viceversa, se i ragazzi con questi sintomi siano più a rischio di commettere certi reati.
Sono stati coinvolti 276 ragazzi detenuti, per lo più maschi (75%) con un'età media di circa 15 anni e mezzo. I ragazzi hanno raccontato i loro sintomi emotivi, mentre le strutture giudiziarie hanno fornito informazioni sui reati per cui erano stati arrestati.
Tutti i giovani autori di reato mostravano un rischio aumentato di soffrire di ansia o depressione. I ragazzi accusati di reati a sfondo sessuale hanno mostrato più sintomi di ansia. Chi era accusato di incendio doloso o violenza mostrava più sintomi depressivi. Chi era accusato di disturbo della quiete pubblica tendeva ad avere meno sintomi di ansia.
I ricercatori, analizzando i risultati, hanno sottolineato che è importante offrire programmi di cura che affrontino ansia e depressione nei giovani detenuti, soprattutto tenendo conto del tipo di reato commesso.
Ogni anno negli Stati Uniti, ci sono circa 550.000 casi giudiziari che coinvolgono adolescenti. Circa 1 su 4 di questi giovani finisce in detenzione minorile, spesso per reati gravi o violenti.
I ragazzi non bianchi, più grandi (dai 16 anni in su) e maschi sono più frequentemente detenuti rispetto ai coetanei bianchi, più giovani o femmine.
Tra i ragazzi autori di reato che non sono stati messi in carcere, circa il 9% ha avuto una diagnosi d’ansia e il 4% di depressione.
Nei giovani detenuti, le percentuali sono molto più alte: 17-36% dei maschi e 23-52% delle femmine hanno una depressione. Il 7-26% dei maschi e 21-55% delle femmine soffrono di ansia.
Esistono due teorie sul rapporto tra su crimine e disagio emotivo.
La prima avanza l’ipotesi del crimine come conseguenza del disagio: I ragazzi commettono reati perché vivono situazioni stressanti o traumatiche che li fanno stare male (ansia, depressione).
La seconda, al contrario, sposa l’ipotesi del disagio come conseguenza prodotta dai reati: commettere reati e subirne le conseguenze può peggiorare la salute mentale dei ragazzi.
In realtà, secondo molti studi, i due fenomeni si influenzano a vicenda, sottolineano gli studiosi autori dello studio.
Secondo la letteratura scientifica precedente, spiegano, i reati meno gravi sembrano legati a un livello minore di sintomi emotivi.
I reati più gravi o violenti, invece, sono spesso associati a maggiore ansia e depressione.
Alcuni studi mostrano che la depressione può portare a comportamenti più aggressivi, creando un circolo vizioso tra rabbia e tristezza, malessere psicologico.
Tuttavia, non tutti gli studi sono concordi su questi aspetti, e spesso i risultati variano molto.
Lo studio presente invece ha cercato di vedere se i sintomi di ansia e depressione cambiano a seconda del reato per cui si viene detenuti.
Capire se avere questi sintomi può aumentare il rischio di commettere un certo tipo di reato.
Le ipotesi iniziali degli autori erano che i reati legati a violenza, armi o disordine pubblico sarebbero più legati alla depressione.
I reati sessuali o legati ai furti sarebbero invece meno legati a sintomi emotivi.
Osservazioni finali
I risultati mostrano che non tutti i reati sono uguali quando si parla di salute mentale nei giovani detenuti.
Alcuni reati sembrano legati a problemi specifici come l’ansia o la depressione, mentre altri no. Questo tipo di conoscenza può aiutare i servizi sociali e sanitari a prevenire il disagio e offrire supporto mirato ai ragazzi più a rischio, migliorando sia la loro salute mentale sia la sicurezza pubblica.