- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Caro direttore,
sono magistrato da oltre 35 anni e da quasi metà di questi ho esercitato le mie funzioni nella giustizia minorile: da sette anni sono Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro.
Dopo aver letto l’articolo di Giuliano Foschini, apparso su Repubblica del 7 ottobre scorso, ho avvertito un profondo senso di sconcerto unito a disappunto per i toni di accusa particolarmente allarmistici e, direi, quasi inquisitori, nonché per i contenuti semplicistici che, in poche battute, condannano senza spiragli una intera categoria, quella dei giudici onorari, ricollegando alle loro azioni le cause di un fenomeno complesso (quello degli appalti relativi ai servizi di gestione delle comunità di accoglienza dei minori).
Questa lettera è doverosa per me: non cogliere e non segnalare le generalizzazioni fuorvianti contenute nell’ articolo di Foschini e che hanno occupato una intera pagina del Suo giornale, significherebbe tradire le funzioni di Presidente di un Tribunale per i Minori del Sud in cui lavorano, insieme a cinque togati, 24 giudici onorari. Piuttosto devo precisare che sono molto orgoglioso del gruppo di miei colleghi onorari che mettono a disposizione professionalità e tempo a servizio della missione affidata al Tribunale per i minori.
Il nostro ordinamento, invidiatoci da tutto il mondo e recentemente preso a modello dall’Unione Europea, prevede che essi, quali psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, medici, sociologi svolgano una funzione indispensabile, collaborando all'espletamento di istruttorie complesse che richiedono competenze specialistiche e partecipino attivamente, insieme ai giudici togati, all'assunzione di decisioni mirate al "migliore interesse del minore”.
Sicuramente nel Tribunale che ho il privilegio di dirigere non trova alcun riscontro l'affermazione di Foschini circa la possibilità che giudici onorari coinvolti nella amministrazione di case famiglia abbiano la possibilità di orientare l’inserimento di minori, perseguendo un loro interesse patrimoniale.
Ciò non è l'effetto di una mia particolare e oculata gestione, ma scaturisce da norme organizzative di grado primario o secondario che disciplinano lo svolgimento dell'attività giudiziaria e le incompatibilità dei gg oo.
Per sintetizzare: 1) non ci sono, in accordo con le vigenti direttive del CSM, giudici onorari responsabili di case famiglia, 2) non spetta al tribunale, e tanto più ai giudici onorari, individuare le strutture di accoglienza dei minori. Dal prossimo triennio perfino (e non se ne sentiva il bisogno) essere dipendente di una struttura di accoglienza di minori diventerà incompatibile con la funzione di giudice onorario.
Inoltre, gli esperti chiamati alla funzione di GO sono retribuiti per una presenza giornaliera (non inferiore a tre ore, di regola ampiamente superate), con un gettone di 98 € lordi dunque ca 75 nette, escluse, per chi raggiunge la sede del tribunale da lontano (e non sono pochi), le spese di viaggio.
Chi sollecita la sparizione dei componenti onorari dovrebbe considerare, quale elemento di valutazione comparativa, che le spese complessive sostenute da un Tribunale quale quello che io presiedo (che tratta alcune migliaia di procedure all’anno, nel 2016 ad oggi 11/10, sono gia’ quasi tremila) per le retribuzioni dei 24 GO, tutte sommate (dati del 2015), equivalgono all’impegno finanziario che lo Stato sostiene per due giudici togati.
Eppure, dopo quanto rappresentato, confido che Foschini avrà avuto i suoi buoni motivi per scrivere che <<I giudici onorari che decidono invece il destino di quei ragazzini sono spesso presidenti, componenti del consiglio di amministrazione, soci delle stesse coop dove poi vengono affidati i minori. Loro decidono, in sostanza, e loro incassano. Non poco: la diaria in media di una casa famiglia è di 130-150 euro al giorno, ma si arriva anche a 500.>>. Certo è che non ha indicato alcun caso specifico, ha formulato accuse del tutto generiche che, infamando tutti, offendono profondamente anche coloro i quali si spendono con onestà e dedizione nel loro servizio.
Tanto premesso, ritengo che il giornale da Lei diretto, che leggo fin dal primo numero, abbia il dovere di risarcire coloro che non meritano di essere denigrati e che, piuttosto, debba essere interesse di una testata nazionale quella di svolgere una seria inchiesta per approfondire il funzionamento di una istituzione quale il Tribunale per i Minori che è chiamato ad inverare una delle funzioni principali della nostra società, cioè la tutela dell’infanzia. Ritengo che sia suo dovere promuovere, a questo punto, l’invio di giornalisti professionisti presso quanti Tribunali per i minori intenderanno collaborare con una seria inchiesta giornalistica che approfondisca la conoscenza della giustizia minorile e verifichi la fondatezza di storture così gravi. Anticipo la mia disponibilità.
Luciano Trovato
Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Roma, 30 settembre 2016
La pena deve aiutare gli autori di reato a riconsiderare criticamente ciò che hanno fatto e a ricostruire i legami del reo con la comunità e, ove possibile, con la vittima. Questo l'intento della "giustizia riparativa", oggetto di discussione a Rimini, ieri e oggi, in un seminario organizzato dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) con il titolo: "La pena oltre il carcere: territorio, comunità e mediazione". All'incontro hanno partecipato circa 150 persone, operatori del terzo settore e dei servizi pubblici, componenti degli Uffici per l'esecuzione penale esterna (Uepe) e garanti dei diritti dei detenuti. Sono intervenuti, fra gli altri: Gherardo Colombo, Lucia Castellano (D.a.p. - Direttore generale esecuzione penale esterna e di messa alla prova), Isabella Mastropasqua (Dirigente
L'evento ha avuto un momento di grande emozione nel racconto dell'esperienza di un gruppo di persone composto da vittime del terrorismo ed esponenti della lotta armata: Agnese Moro (figlia dello statista assassinato dalle Brigate rosse), Franco Bonisoli (ex esponente delle Br), Giorgio Bazzega (figlio del maresciallo di pubblica sicurezza Sergio Bazzega, ucciso dal Br Walter Alasia) e Maria Grazia Grena (ex aderente a Prima Linea) e Annalisa Zamburlini (uno dei facilitatori del gruppo). Un'esperienza di cui si rende conto nel volume "Il libro dell'incontro", curato dal padre gesuita Guido Bertagna (presente anch'egli al seminario), il criminologo Adolfo Ceretti e la giurista Claudia Mazzucato, tutti facilitatori di questo straordinario percorso di incontro e riconciliazione, assai impegnativo e duro per chi vi ha partecipato, che ha permesso loro non di cancellare quello che è successo, ma di poterlo rielaborare con una consapevolezza e una serenità prima impensabili.
Di grande interesse anche l'esperienza realizzata al carcere di Nuchis, grazie alla quale è stata coinvolta tutta la comunità di Tempio Pausania, dove il penitenziario ha sede, in un percorso di incontro con i detenuti, molti dei quali condannati per reati di mafia, e quella della mediazione penale itinerante in Basilicata. A illustrare il caso del carcere di Nuchis Carla Ciavarella, ora dirigente del D.a.p. ma ex direttrice e artefice dell'esperimento di Tempio Pausania, e Patrizia Patrizi, docente all'Università di Sassari ed esperta di giustizia riparativa.
"E' stato un incontro molto intenso e partecipato", dichiara don Armando Zappolini, presidente nazionale del CNCA, "che ha visto insieme, a riflettere e discutere su una questione nuova e fondamentale, esponenti del pubblico e del terzo settore. Verifichiamo, purtroppo, ancora una volta l'assenza della politica su un tema sociale importante. Siamo orfani della politica, in tutte le questioni di cui ci occupiamo, mancano visione e progettazione politiche. Questi due giorni hanno permesso di comprendere in modo inequivocabile che il carcere deve essere inteso come extrema ratio e non come risposta 'normale' di fronte ai reati. Concordiamo con quanto qui detto da Gherardo Colombo sul fatto che, per affermare una giustizia riparativa, sia necessario un lavoro culturale rivolto all'opinione pubblica, sedotta spesso dall'idea di un carcere che 'butta via le chiavi'. Così come siamo convinti che questa prospettiva pone domande forti di cambiamento anche al terzo settore, che deve rispondere a determinati requisiti per porsi come partner della magistratura e dei servizi sociali nel costruire risposte di giustizia riparativa. In tal senso,chiediamo al ministro della Giustizia di far proprie le conclusioni del tavolo di lavoro sulla 'giustizia comunitaria' attivato all'interno degli Stati generali dell'esecuzione penale e coordinato proprio da Colombo, che ha prodotto persino un articolato di legge che ci pare un contributo fondamentale per riformare l'esecuzione delle pene."
"Per tutte queste ragioni", conclude il presidente del CNCA, "riteniamo anche che sia assolutamente sbagliato abolire i Tribunali per i minorenni, come previsto nel testo di riforma della giustizia approvato alla Camera dei deputati. La giustizia minorile, per come funziona in Italia, ha già sviluppato una sensibilità e un'esperienza, con l'istituto della messa alla prova e i progetti individualizzati, che l'avvicinano fortemente all'approccio della giustizia riparativa. Un patrimonio che andrebbe completamente disperso nei tribunali ordinari, senza figure specializzate."
Info:
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
tel. 06 44230395/44230403 – cell. 329 2928070 - email:
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
L'iBVA, associazione laica no-profit con sede in via Calatafimi 10 a Milano, che si occupa di famiglie italine e straniere in difficoltà, cerca per le sue attività di doposcuola e sostegno scolastico a ragazzi delle medie e delle superiori, volontari disponibili per un pomeriggio (15,30-17,30) a settimana.
Chi fosse interessato può contattare direttamente l'Associazione allo 02/49524600 oppure scrivere a
IBVA, via Calatafimi10, 20122 Milano
www.ibva.it
tel. 02/49524600
fax. 02/49524672
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Roma, 1 settembre 2016
Agesci, Anfaa, Arciragazzi, Associazione Agevolando, CIAI, CISMAI, CNCA, CNCM, CNOAS, Comitato italiano per l’UNICEF, Coordinamento Nidi e Prima Infanzia, CGIL, Progetto Famiglia, Save the Children, SOS Villaggi dei Bambini e Unione Nazionale Camere Minorili esprimono soddisfazione per l’avvenuta approvazione, il 10 agosto scorso, del “IV Piano Nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva” (indicato comunemente come “Piano Infanzia”) da parte del Consiglio dei ministri. Tuttavia, rilevano che l’iter di approvazione ha comportato tempi troppo lunghi se si tiene conto che il Piano era stato approvato all’unanimità dall’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza il 28 luglio 2015. Inoltre, le stesse organizzazioni ricordano che il nostro Paese era privo di uno specifico Piano Infanzia da quattro anni, poiché il precedente Piano copriva il biennio 2010/2011, e sottolineano ancora una volta la necessità di garantire continuità temporale tra i diversi Piani nazionali quale impegno di responsabilità pubblica.
Le sopra citate organizzazioni si attendono, ora, che la futura Legge di stabilità preveda risorse adeguate per attuare tutti gli obiettivi del Piano in ogni settore. Si sollecita, altresì, la necessità di dare attuazione e diffusione al Piano nazionale di contrasto alla pedofilia e pornografia minorile, importante addendum del IV Piano Infanzia.
Contestualmente – e proprio in funzione dell’avvenuta approvazione del IV Piano – le succitate organizzazioni richiamano l’attenzione del presidente del Consiglio dei ministri affinché vengano nominati rapidamente – auspicabilmente entro il mese di ottobre prossimo – i componenti dell’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, il cui mandato precedente è scaduto nel giugno scorso. È, infatti, tale Osservatorio ad avere il compito di monitorare l’applicazione del Piano nazionale, di verificarne la concreta attuazione e di predisporre il successivo Piano biennale. È, dunque, indispensabile che l’Osservatorio divenga effettivamente operativo perché il Piano nazionale non rimanga puro atto formale, ma diventi occasione concreta di politiche attive di sostegno dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza, a partire dalladefinizione dei livelli essenziali quale garanzia di esigibilità stessa dei diritti civili e sociali, così come previsto dal Piano stesso.
Info:
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa e Comunicazione
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
tel. 06 44230395/44230403 – cell. 329 2928070 - email:
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Anche quest’anno Save the Children ha prodotto il Dossier Piccoli Schiavi Invisibili, dedicato al fenomeno della tratta e sfruttamento in Italia.
Il rapporto contiene i profili dei minori vittime ed a rischio di tratta e sfruttamento, ma anche approfondimenti sugli offender e sfruttatori.
Sono, inoltre, delineate raccomandazioni chiave per la protezione e assistenza ai minori, oltre che per la piena attuazione dei loro diritti.
Qui è possibile scaricare il dossier.
Per chiarimenti, approfondimenti e confronti, contattare:
Viviana Coppola | Save the Children | Child Protection Department – Referente Tratta, Sfruttamento e Violenza
Via Volturno 58, 00185 Roma
www.savethechildren.it
Telefono: +39 0648070039
Email: viviana.coppola@
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
L'Ufficio IV del Capo Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità “Studi, ricerche e attività internazionali”, ha recentemente curato le seguenti pubblicazioni:
Il Volume “Lavori In-Giusti e pratiche educative: indagine sul lavoro minorile nel circuito della Giustizia penale” esplicita e mette in risalto quanto sia importante porre l’attenzione al fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile, sostenendo e valorizzando, all’interno del sistema giustizia minorile, strumenti per monitorare le esperienze lavorative. Il volume definisce un piccolo glossario che aiuta a riconoscere le diverse tipologie di esperienze lavorative oggi diffuse in ambito penale minorile e presenta l’esperienza del tirocinio atipico che rappresenta una buona pratica nella regione Sardegna.
La pubblicazione “Teorie e pratiche di lavoro con le famiglie in area penale minorile” testimonia gli interventi svolti con le famiglie dei minori autori di reato e con gli operatori della giustizia minorile. Il volume presenta quattro modelli di intervento con le famiglie dei minori autori di reato centrati sull’empowerment.
L’esperienza prodotta nell’ambito dei due settori, lavoro e famiglia, raccolta nei testi, oltre al valore della ricerca si presenta come uno spazio su cui avviare riflessioni e strategie concrete.
Il volume “Attraversare le competenze: la supervisione didattica e professionale nella Giustizia minorile” sta dentro l'idea della dinamicità del sapere che si definisce e ridefinisce nella quotidianità del fare, di un attraversamento nel tempo e nei contenuti intorno ad una esperienza propria del lavoro sociale: la supervisione. Si parla di supervisione didattica e di supervisione professionale, attività che accompagnano la nascita e lo sviluppo del servizio sociale nella giustizia minorile e più recentemente del lavoro educativo.
L'esigenza di far emergere l'importanza che le pratiche della supervisione rivestono alimentando nei professionisti dell'aiuto una attitudine (auto) riflessiva e la volontà di promuovere la qualità di tali pratiche sono stati gli input da cui ha preso le mosse il lavoro che in questo volume è stato presentato.
Si possono acquistare sul sito di Gangemi Editore
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Delega al Governo per la soppressione del tribunale per i minorenni e dell’ufficio del pubblico ministero presso il tribunale per i minorenni.
(Delibera consiliare del 13 luglio 2016)
«1. L’oggetto del parere
Il disegno di legge delega attualmente all’esame del Senato della Repubblica rubricato al numero 2284, nel testo già approvato dalla Camera dei Deputato il 10 marzo 2016, propone all’art.
1, comma 1, lettera b) di delegare il governo ad adottare gli atti legislativi necessari per istituire presso i tribunali ordinari e presso le corti di appello e sezioni distaccate di corte di appello le sezioni circondariali e distrettuali specializzate per la persona, la famiglia e i minori, sopprimendo il tribunale per i minorenni e l’ufficio del pubblico ministero presso il tribunale per i minorenni.
Le competenze degli uffici giudicanti di nuova istituzione saranno differenziati tra tribunali del capoluogo di distretto di appello e tribunali ordinari circondariali, in quanto ai primi sarà assegnata la trattazione delle materia di cui oggi si occupa il tribunale dei minorenni (n. 8), mentre i secondi si occuperanno sostanzialmente del contenzioso e della volontaria giurisdizione già assegnata ai tribunali ordinari (n. 7).
Si prevede che, in sede distrettuale, la sezione della famiglia sarà integralmente specializzata, mutuando la struttura normativa delle sezioni che oggi si occupano della materia del lavoro, ed i magistrati vi saranno addetti in via esclusiva. Ad essa saranno assegnati i magistrati togati ed onorari ed il personale amministrativo oggi in servizio presso il Tribunale dei minorenni, mentre il personale di magistrati ed amministrativo, nonché i nuclei di polizia giudiziari che oggi operano presso le Procure dei tribunali per i minorenni, transiteranno alla Procura della Repubblica
presso lo stesso tribunale.
Analoga specializzazione è promossa presso le corti di appello e le sezioni distaccate di corte di appello, ove si prevede la costituzione di sezioni specializzate per la trattazione dei procedimenti in sede di appello e di reclamo, stabilendosi l’esclusività delle funzioni dei magistrati ad esse assegnati, ovvero, ove ciò non sia possibile, la costituzione di collegi specializzati nella materia.
Nella presente sede è intenzione dell’organo di governo autonomo della magistratura di richiamare una più approfondita attenzione del legislatore sulla materia speciale della tutela dei minori e della famiglia nel nostro ordinamento. [...]
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
|
Chi siamo Il CNCA Lombardia ogni anno si fa carico di oltre 8000 persone ed entra in contatto con circa 120.000 cittadini nel territorio regionale.Il Cnca si compone di 37 gruppi aderenti presenti in 10 provincie della Regione, che raccolgono circa 2000 soci, 1800 lavoratori, 180 strutture residenziali (minorenni – persone con disabilità – dipendenze – mamme bambino – housing sociale) e 270 servizi diurni e progetti territoriali (centri diurni e servizi domiciliari per minori, disabili e anziani – unità di strada – servizi prevenzione – politiche giovanili - carcere) Si è costituita formalmente il 31 gennaio 2006. Info e contatti CNCA Lombardia Sede regionale: – via Petrarca 145, Sesto San Giovanni (MI) |