Il bullismo in molte scuole rappresenta un fenomeno preoccupante e difficile da contrastare, nonostante le attività di prevenzione e censura che vengono messe in atto. Le ferite psicologiche sulle vittime possono essere gravi e durature, come dimostrano molti studi. La realtà virtuale potrebbe essere uno strumento alternativo per affrontarlo?
È quello che stanno cercando di capire alcuni ricercatori i quali, utilizzando la tecnologia per produrre una comprensione più profonda e personale di questa forma di violenza, stanno cercando procedure innovative, che vadano al di là dei programmi educativi tradizionali. Questi, infatti, sebbene mossi da buone intenzioni, spesso faticano a coinvolgere in modo significativo gli studenti più grandi e più coinvolti nel fenomeno.
E se i giovani potessero sentire cosa significa essere vittime di bullismo, non solo osservare passivamente o leggere delle testimonianze, ma vivere davvero il peso emotivo dell’esperienza? Quale sarebbero le conseguenze?
È proprio questo che alcuni educatori e ricercatori stanno esplorando, e i risultati sarebbero sorprendenti.
Immergendo chi la prova in ambienti simulati, la realtà virtuale può ridurre drasticamente la distanza psicologica, quel divario mentale che esiste verso eventi o persone che sembrano lontani o astratti.
Secondo la Construal Level Theory, una teoria psicologica che descrive il rapporto tra la distanza psicologica e il modo in cui gli individui percepiscono, ricordano e pianificano le cose, quando qualcosa appare psicologicamente vicino, ci si preoccupa di più e si reagisce in modo più concreto.
La realtà virtuale sfrutta questo principio consentendo agli studenti di vivere vividamente scenari di bullismo, favorendo una vera empatia e la capacità di assumere la prospettiva altrui.
Uno studio sulla prevenzione del bullismo tramite realtà virtuale nelle scuole
Un recente progetto pilota condotto in scuole medie del Midwest negli Stati Uniti ha testato un programma innovativo di prevenzione del bullismo arricchito dalla realtà virtuale.
Questo studio ha immerso gli studenti in scenari realistici di bullismo attraverso visori, incoraggiandoli ad assumere prospettive diverse, come quella della vittima, dell’osservatore o dell’adulto inefficace.
Vivendo il bullismo in modo immersivo, gli studenti non si sono limitati a conoscerne l’impatto, ma lo hanno anche sentito.
I risultati del progetto pilota sono stati promettenti, secondo i ricercatori. Gli studenti che hanno partecipato al programma hanno mostrato un aumento significativo dell’empatia.
E, cosa importante, una maggiore empatia ha portato a benefici tangibili: una riduzione dei comportamenti di bullismo tradizionale, una maggiore disponibilità a intervenire quando si assiste a episodi di bullismo e un più forte senso di appartenenza alla scuola.
Questi cambiamenti suggeriscono che la realtà virtuale non solo educa, ma trasforma atteggiamenti e comportamenti.
Perché la realtà virtuale ha funzionato dove i metodi tradizionali hanno fallito? Principalmente, rispondono i ricercatori, perché riduce la distanza psicologica su tutti i fronti, rendendo gli scenari immediati, rilevanti e impattanti.
Quando gli studenti sentono personalmente il peso emotivo del bullismo, sono meno propensi ad assumere comportamenti aggressivi o dannosi e più inclini a sostenere gli altri.
Cyberbullismo e aggressività relazionale
Questo approccio però non è stato privo di difficoltà. Sebbene la realtà virtuale abbia ridotto il bullismo tradizionale, i suoi effetti sul cyberbullismo e sull’aggressività relazionale, come la diffusione di falsità, sono stati meno chiari.
Questo indica il livello di complessità delle forme di aggressività e violenza digitale e indiretta, suggerendo che potrebbero essere necessari scenari realtà virtuale specificamente adattati per le diverse forme di bullismo.
Nonostante questi limiti iniziali, gli studenti hanno apprezzato l’autenticità e la profondità emotiva che la realtà virtuale ha portato nelle lezioni.
La natura solitaria e immersiva della realtà virtuale ha permesso loro di apprendere senza distrazioni o pressioni sociali, aumentando il coinvolgimento personale con i contenuti proposti.
Guardando al futuro, sebbene restino considerazioni logistiche e di sostenibilità economica sull’implementazione della realtà virtuale nelle scuole, il suo potenziale secondo gli autori dell’esperimento è troppo rilevante per essere ignorato.
La realtà virtuale non solo colma i vuoti di empatia, ma trasforma attivamente la cultura scolastica rendendo il bullismo meno astratto e più rilevante a livello personale.
In un mondo sempre più connesso ma emotivamente distante, la realtà virtuale potrebbe davvero essere uno strumento particolarmente efficace per creare ambienti scolastici più accoglienti, rispettosi e sicuri per tutti.