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Crescere, maturare, significa per un adolescente anche arrivare a prendersi in autonomia cura di sé e del proprio funzionamento sociale. Il processo di sviluppo implica un progressivo “di più” di cui il giovane deve essere in grado e disposto a fare.

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In questione c'è il fattore "lavoro" in una vasta gamma di forme: per far fronte alle necessità, per guadagnare, fare, provare, aggiustare, fare, aiutare, raggiungere, sopportare e così via, l'elenco delle diverse declinazioni dell’impegno potrebbe continuare a lungo.

Il lavoro educativo di genitori e adulti che si occupano dei giovani, parte dal presupposto che la vita richiede molto lavoro quotidiano per gestire se stessi e per farsi strada.

La psicologia, Freud per primo, conferma che il lavoro, inteso come avere scopo e come operosità, è una delle pietre angolari della vita umana, così come l’affettività.

L’adolescente sente da un lato la spinta a impegnarsi in ciò che vuole in autonomia, dall’altro il richiamo all’essere conforme, cioè a fare quello che gli si chiede di fare. I genitori, spiegano gli esperti di psicologia dello sviluppo, dovrebbero impegnarsi a instillare motivazione su entrambi questi fronti.

Atteggiamento verso il lavoro

La transizione dall'infanzia all'adolescenza può sembrare per il giovane come passare dall'età del comando (dove i genitori possono costringere o impedire) all'età del consenso (dove i genitori devono dipendere dalla sua collaborazione per ottenere ciò che vogliono).

La libertà sembra in questa fase più all'altezza, quindi il giovane potrebbe provare fastidio o resistenza nel sentirsi dire cosa si deve e cosa non si può fare.

A un figlio ancora piccolo, l'assegnazione di un lavoro da parte dei genitori (fare qualcosa per se stessi o per gli altri) spesso sembra un'opportunità per comportarsi da adulto. Dare aiuto fa sentire più grandi. Il lavoro può dare un senso di “potere”, come un privilegio di poter svolgere qualcosa. È un'opportunità per compiacere i familiari e di poter fare e essere come loro.

All'adolescente più egocentrico, tuttavia, a volte le richieste di "lavoro" possono provocare risentimento e vengono quindi contestate. Potrebbe cercare di rimandare o di sottrarsi.

La richiesta di “lavoro” può arrivare addirittura come un’offesa o un’imposizione, potrebbe essere sentita come un sacrificio di libertà personale e indipendenza. La crescente intolleranza adolescenziale per il controllo e l’essere diretti, potrebbe iniziare a dare al "lavoro" una cattiva reputazione.

Ora entra sempre più in gioco un doppio standard per il quale ci si sente meglio a lavorare per se stessi piuttosto che lavorare per gli altri. L’adolescente ha una mentalità più indipendente e si concentra maggiormente sul compiacere se stesso.

Mentre seguire le richieste dei genitori una volta motivava il bambino, mettere in discussione tali richieste diventa più comune nell'adolescenza.

Pertanto, può richiedere più impegno, pazienza e supervisione ai genitori per far sì che il loro ragazzo adolescente si impegni in quello che deve fare, perché ora il dover fare cose per gli altri può intralciare quelle che sue personali che preferisce fare.

I genitori, da parte loro, si aspettano che il figlio ora adolescente, più indipendente e più grande, faccia di più per se stesso e la sua famiglia.

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La frustrazione dei genitori

Questo cambiamento del ragazzo può essere frustrante per i genitori. Questi vedono magari un figlio che si esercita per ore per migliorare le sue capacità atletiche o per fare cose al computer, ma che si lamenta anche dei pochi lavori domestici che gli assegnano.

A volte i genitori possono chiedersi se valga la pena tutta l'esasperazione che richiede l’ottenere che venga fatto un certo lavoro. E forse pensano che sia meglio non chiedere e semplicemente farlo da soli.

Questo però sarebbe sbagliato. Anche se una richiesta continua è spesso necessaria e può essere logorante da fare, mostra tuttavia che i genitori sono fermi in quello che vogliono e che non saranno scoraggiati dal ritardo o dalle proteste. Aiuta l'adolescente a portare a termine un impegno di cui è responsabile.

Gli esperti spiegano che qui sono in gioco due questioni importanti per la crescita: l'apprendimento della reciprocità e lo sviluppo dell'industriosità.

Mutualità e industriosità

La reciprocità decreta che in una relazione sana ci deve essere una certa equità di impegno, con ciascuna parte che contribuisce attivamente al benessere comune.

Quando i genitori fanno tutto e l'adolescente non fa niente, non solo la lezione della reciprocità è persa, ma lo squilibrio degli sforzi fa sì che il giovane viziato creda che quando una delle parti fa la maggior parte nel dare e l'altra la maggior parte nel ricevere, questo sia una condizione giusta.

Chi si prodiga può provare risentimento e chi riceve può sentirsi autorizzato a ricevere. Quindi, è fondamentale lo sforzo dei genitori per convincere l'adolescente a garantire la sua parte di impegno.

Questa lezione, inoltre, riguarda la capacità di costruire relazioni sane in un secondo momento in cui entrambe le parti più avanti, quando il ragazzo sarà diventato un giovane adulto, contribuiscono con al lavoro necessario.

L'industriosità è la capacità di darsi da fare con impegno, seguendo e sviluppando un'etica che autorizza lo sforzo. Praticare la volontà di lavorare di più è il modo in cui un ragazzo impara ad agire in modo più adulto.

È un insegnamento che i genitori devono trasmettere. Più si diventa grandi, più si deve fare da soli per sé e per coloro con cui si vive. Crescere non è gratuito. Quando sarà da solo, poi, il giovane adulto si renderà conto che quanto, e quanto duramente, lavorerà dipenderà solo da lui. E scoprirà che non otterrà molto di quello che vuole senza impegno, senza sviluppare la voglia di lavorare.

Allo stesso modo per il percorso scolastico. Man mano che si progredisce nelle classi c'è più lavoro da fare. Proprio come accade durante il passaggio dalla vita dipendente a quella indipendente. È una richiesta di assumersi maggiori responsabilità, l'autogestione richiede più impegno.

Quindi, di fronte a un ragazzo svogliato o oppositivo, che mette in dubbio la necessità di lavorare, i genitori devono chiarire che lo si sprona per renderlo autonomo, per aiutarlo a entrare al meglio nella vita indipendente, che richiede molta autodisciplina e la capacità di affrontare compiti anche sgraditi.

Gli adulti, che piaccia o no, devono farlo ogni giorno.


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