Molte giovani donne una volta uscite di case vengono a trovarsi invischiate in relazioni abusanti senza riuscire a liberarsene, non per mancanza di volontà, ma a causa di meccanismi psicologici profondi e dinamiche sociali complesse.
Chi osserva da fuori, quando la situazione non sia di particolare gravità, spesso si chiede: "Perché non lo lascia, perché non scappa da quella situazione?”
Ma questa domanda, spiega la psicologia, seppur comprensibile, mostra una mancata comprensione della realtà vissuta da chi subisce un abuso. Le giovani vittime possono trovarsi paralizzate da paure, dipendenze emotive, sensi di colpa e condizionamenti ricevuti fin dall'infanzia.
Per capire davvero la difficoltà nel rompere queste catene, è importante conoscere le cause più comuni che rendono tanto ardua la decisione di andarsene – ma anche i primi passi che possono rendere possibile la liberazione.
Quella domanda molti la pensano e spesso la esprimono esplicitamente quando sentono parlare di qualcuno che ha vissuto una relazione abusiva con un partner affettivo, ma anche con un datore di lavoro, un coinquilino, o altri.
Andarsene è molto più difficile di quanto sembri dall’esterno. Ci sono diversi motivi per cui è difficile lasciare una relazione abusante — ma anche diversi modi per rendere possibile farlo, secondo i terapeuti che hanno esperienza di queste forme di coercizione
Il controllo coercitivo è un termine che aiuta a spiegare le dinamiche fondamentali delle relazioni fondate sul predominio e sull’abuso.
In sostanza, uno dei partner è determinato a controllare l’altro, solitamente decidendo lui dove può andare, con chi può parlare, cosa può dire, se e come accedere al denaro di famiglia, e altro ancora.
Per rafforzare questo controllo può fare ricorso anche alla violenza, ma non è sempre necessario che lo faccia. Col tempo, bastano piccoli segnali alla vittima per “imparare” che ogni comportamento autonomo verrà punito.
Un’altra delle caratteristiche delle relazioni abusive è un flusso costante di critiche alla persona che viene presa come, spesso manifestazione di disturbi della personalità. Frasi come: “Nessuno ti vorrebbe tranne me” o “È tutta colpa tua!”.
Le persone con tratti narcisistici mostrano arroganza e mancanza di empatia; quelle antisociali possono essere crudeli e prive di rimorso; chi ha una personalità borderline può avere sbalzi d’umore e rabbia improvvisa. Tutti questi comportamenti portano la vittima a procedere sempre con grande attenzione e timore.
Quando questi messaggi negativi si ripetono e si combinano con minacce verbali o fisiche, la persona abusata può perdere la propria autostima e la possibilità di andarsene diventa sempre più difficile anche solo da immaginare. Ogni tentativo di affermarsi viene sminuito con minacce più forti, portando a una spirale emotiva di avvilimento.
Paradossalmente, le persone più vicine potrebbero non vedere la gravità della situazione, abbandonandosi a luoghi comuni sul fatto che quell’uomo sembra una brava persona, che tutte le coppie hanno problemi, e così via.
A volte persino i terapeuti, gli assistenti sociali, i giudici, involontariamente rafforzano la condizione di potere dell’abusante, quando non comprendono la situazione di violenza, cercando di portare la vittima a vedere “la sua parte nel problema” o dicendole che i problemi matrimoniali “sono responsabilità di entrambi”.
Le dinamiche di attrazione nelle coppie seguono schemi nascosti, spiega la psicologia. Le persone che dominano tendono a cercare persone sottomesse e, purtroppo, anche viceversa, anche se nessuno dei due lo desidera davvero consapevolmente.
Molte delle giovani donne che si trovano in relazioni abusive hanno avuto un’infanzia segnata dalla violenza o dalla trascuratezza. Queste esperienze le hanno purtroppo predisposte a tollerare l’abuso in età adulta, quasi senza che se ne rendano conto.
Crescere in un ambiente disfunzionale fa sembrare normale anche quello che non lo è e a volte anche l’aggressività viene prese come un segno di attenzione o, addirittura, d’amore.
È possibile andarsene, oggi esistono organizzazioni che accolgono le giovani che hanno bisogno di un domicilio per sfuggire a una situazione di abuso.
Per arrivare a questo occorre anzitutto sviluppare autostima, pensieri positivi verso se stessi e quello che si merita, senza continuare a credere di poter cambiare il carattere i modi dell’altra persona.
Ci sono professionisti e organizzazioni preparate per aiutare chi vuole uscire da una relazione abusante. Esistono rifugi e servizi di assistenza. Parlare con qualcuno può essere il primo passo per sentirsi meno soli.
Non è in definitiva sorprendente che uscire da una relazione violenta sia così difficile. Per questo è fondamentale che sia le vittime che chi sta loro intorno conoscano le dinamiche da evitare — e come spezzare questo circolo vizioso, quando necessario.
Scongiurando la possibilità di lasciare da sola la vittima, per incomprensione o sottovalutazione di quello che sta vivendo.