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È nel ricordo di molti il gruppetto degli studenti che si appartava per fumare o bere o fare uso di sostanze, alle scuole superiori e in molti casi alle medie. Poteva anche non sembrare poi così preoccupante che se ne stessero in disparte, mostrando il loro palese disinteresse per la scuola e parlando tra loro di abbandonarla, se poi di fatto continuavano a frequentarla e in qualche modo passavano da un anno al successivo.

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È quasi naturale che gli adolescenti esprimano rifiuto e “diversità” vestendosi e acconciandosi in modo inusuale e unendosi ogni tanto a quel gruppo dove qualcuno non manca di fumare erba.

Una ricerca di recente pubblicazione, condotta congiuntamente da alcune università australiane, ha cercato di gettare luce sulle dinamiche interiori e sulle possibili conseguenze future di quei ragazzi.

I risultati sono stati pubblicati su International Journal of Mental Health and Addiction. I ricercatori, basandosi sull’Australian Temperament Project—uno degli studi più longevi in Australia sullo sviluppo sociale ed emotivo, che segue i partecipanti dalla nascita all’età adulta—hanno analizzato i dati di 1.565 persone, valutando come il senso di appartenenza alla scuola tra i 15 e i 16 anni influenzasse il consumo di sostanze in giovane età adulta: tra i 19-20, i 23-24 e i 27-28 anni.

Due fattori sono emersi con forza dallo studio: il legame emotivo positivo con la scuola e la fiducia nelle proprie capacità scolastiche.

Nessuno dei ragazzi che molti possono ricordare, là in disparte e svogliati, con un atteggiamento provocatorio nei confronti dell’istituzione, credeva di poter avere successo a scuola. Gli insegnanti, in molti casi, li ignoravano o sopportavano il loro disinteresse, senza cercare di coinvolgerli.

Il senso di appartenenza di quei giovani marginali nasceva dalla condivisione di un sentimento di estraneità. Passato quel periodo di insofferenza, con la maggiore maturità che spesso si raggiunge a fine ciclo scolastico, alcuni di quei ragazzi sono riusciti a costruire legami veri con i docenti e a sviluppare un senso autentico di appartenenza. Molti altri, però, non vivono lo stesso percorso e continuano a restare estranei al percorso formativo.

La ricerca ha evidenziato un dato sorprendente: il senso di appartenenza alla scuola a 15-16 anni influenzava l’uso di sostanze non solo nei primi anni dell’età adulta, ma anche oltre. Chi sentiva un forte legame con la scuola aveva meno probabilità di fare uso di cannabis e altre droghe illecite nei tre momenti in cui sono stati misurati i dati—19-20, 23-24 e persino 27-28 anni.

Per quanto riguarda il tabacco, l’effetto protettivo del senso di appartenenza era massimo tra i 19 e i 20 anni e, pur diminuendo con il tempo, restava significativo. In numeri concreti: gli studenti con un forte senso di appartenenza avevano circa il 25% di probabilità in meno di fumare o consumare sostanze.

Ma l’aspetto più interessante sottolineato dai ricercatori è stato che il senso di appartenenza non aveva un impatto significativo sul binge drinking. Forse questo riflette un aspetto specifico della cultura giovanile australiana, dove il consumo eccessivo di alcol è radicato e l’età legale per bere è relativamente bassa. Anche un forte legame con la scuola non basta a contrastare certe dinamiche sociali più ampie.

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In base a queste indicazioni, un adulto, genitore o insegnante, si può chiedere quante opportunità si possono aprire o chiudere in base al luogo cui un giovane sente veramente di appartenere.

La ricerca conferma un elemento molto intuitivo: aiutare gli studenti a trovare il proprio posto a scuola non è solo una questione di benessere mentale momentaneo, ma può influenzare le loro scelte per anni.

Lo studio dimostra che il senso di appartenenza può essere un potente strumento di prevenzione contro l’uso di sostanze. Non è solo un fattore personale, legato a una specifica personalità, dice la ricerca, ma un dato generale che potrebbe guidare insegnanti, dirigenti scolastici, genitori e comunità educative nel supportare e orientare gli studenti. Le strategie di prevenzione non dovrebbero concentrarsi solo sulle sostanze in sé, concludono i ricercatori, ma anche sul creare ambienti scolastici dove tutti possano trovare e far proprio un senso di appartenenza autentico.


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