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Una ricerca di Eurochild[1] realizzata tra il 2019 e il 2021 in collaborazione con Unicef e con 50 organizzazioni pubbliche delle varie nazioni europee ha permesso di rilevare il numero dei bambini e degli adolescenti accolti fuori dalla famiglia di origine di 27 Paesi europei più il Regno Unito.

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La ricerca è particolarmente interessante perché mette in evidenza non solo il numero di minorenni accolti ma anche il dato dei “fuori famiglia” ogni mille abitanti di età 0-17 anni. L’analisi di questi dati ci permette di poter comparare la realtà italiana con quella degli altri Paesi per comprendere quale sia la reale portata del fenomeno dell’allontanamento e dell’accoglienza dei bambini e degli adolescenti in contesti alternativi alla famiglia di origine. In Italia, soprattutto negli ultimi anni, anche in seguito al cosiddetto “scandalo di Bibbiano”, si è assistito ad un processo mediatico e politico di discriminazione del sistema dei servizi sociali in riferimento alla tutela e protezione dei minorenni. Tribunali per i minorenni, giudici togati, giudici onorari, assistenti sociali, famiglie accoglienti, comunità per minorenni e case famiglie hanno subito, a fasi alterne e diversificate, numerosi attacchi, sia a livello locale che nazionale, da parte di politici, amministratori locali, giornalisti, avvocatura, giustizia ordinaria e tanti altri. Il principale elemento di denuncia avanzato riguarda una presunta “faciloneria” nella decisione di allontanare i bambini e i ragazzi dalle loro famiglie per inserirli in altre famiglie e/o in comunità per minorenni con l’obiettivo di erogare fondi in grado di arricchire le onlus e le famiglie accoglienti. 

In sintonia con tali derive culturali sul tema, la Regione Piemonte ha da poco approvato una legge regionale chiamata “allontanamento zero”[2]. Essa prevede che, fatte salve diverse prescrizioni dell'autorità giudiziaria, l'allontanamento per cause di fragilità o inadeguatezza genitoriale possa essere praticato solo successivamente all'attuazione di un Progetto Educativo Familiare (P.E.F.), costruito con la famiglia, di durata almeno semestrale. Secondo gli esperti del settore, sia di area sociosanitaria che della giustizia minorile e ordinaria, ritengono che tale legge mostri un’impronta adultocentrica: si va incontro più alle istanze dei genitori che lamentano gli allontanamenti che all’interesse del minorenne, disconoscendo che in alcuni casi l’allontanamento è una necessità per garantire adeguata protezione al minore. Si passa dunque dalla tutela prioritaria dell’interesse del minore a quella degli interessi della famiglia d’origine, dalla proclamazione del diritto del bambino a crescere in una famiglia al diritto dei genitori a crescere i propri figli. Sulla stessa onda la Regione Lazio ha da poco avanzato una proposta di legge regionale[3] con le medesime derive adultocentriche che mettono al centro l’interesse della famiglia e in seconda battuta quello preminente del minorenne: se “prima di ogni allontanamento deve essere eseguita una approfondita Valutazione del Nucleo Familiare di durata minima trimestrale prorogabile per ulteriori 3 mesi” qualora vi fossero situazioni pregiudizievoli all’interesse del minorenne, quali ad esempio maltrattamento fisico e/o psicologico o violenza assistita, quale potrà essere il danno aggiuntivo di quei sei mesi di permanenza in un contesto familiare così disfunzionale e a rischio?

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In Italia, secondo l’indagine di Eurochild, il numero di minorenni accolti in contesti alternativi alla famiglia di origine è pari a poco più di 27000 (dati al 31.12.2019) con un’incidenza pari a 2,7 minorenni ogni mille abitanti di minore età. Questi due dati in sé dicono tutto e niente. Assumono invece un valore significativo se comparati con i dati degli altri Paesi europei che evidenziano situazioni diversificate ma con una significativa presenza di Paesi con più di 10 minorenni accolti fuori famiglia su 1000 abitanti 0-17enni. Il dato più eclatante è che l’Italia si situa al penultimo posto: siamo il Paese europeo che allontana meno minorenni dalla famiglia d’origine dopo la Grecia (1,1 ‰)! Non solo: allontaniamo molto meno rispetto a Paesi come la Germania (10,8‰), la Francia (11,2‰) e il Regno Unito (7,5‰) e ancora meno di Paesi meno sviluppati come la Polonia (17,8‰), la Lettonia (21‰) e la Romania (15,8‰). Meno evidente ma comunque più alto il dato di Spagna e Croazia (5‰) o del Portogallo (3,5‰).

Quali elementi, alla luce di queste evidenze numeriche, dovrebbero dirci che in Italia stiamo facendo l’errore di allontanare troppi bambini dalle loro famiglie d’origine? Per quale motivo in Italia dovremmo considerare l’accoglienza in comunità o in famiglia affidataria come una pratica da ridurre o addirittura “eliminare”? 

Ma forse è più opportuno chiedersi: perché allontaniamo così poco rispetto agli altri Paesi europei? Siamo così bravi a fare prevenzione e a supportare le famiglie vulnerabili e i loro figli minorenni da poterci permettere di lasciare che molti di loro rimangano nella loro famiglia diversamente da quello che si fa in Paesi all’avanguardia come la Germania e la Finlandia (11,1‰) che scelgono di inserire i loro bambini e i loro adolescenti per ben 4 volte più che da noi in comunità e famiglie accoglienti? Il lavoro che si sta facendo in tutto il Paese per sostenere le famiglie è sicuramente importante e di impatto e permette di aiutare tantissimi sistemi familiari in crisi e con minorenni in difficoltà[4]. Ma anche altri Paesi tra quelli citati sopra promuovono misure similari. Non sarebbe forse utile capire se c’è qualcosa che ci sfugge nella direzione opposta anziché “puntare” ai numeri della Grecia…?


 

[1] Be er Data for Be er Child Protec on Systems in Europe, Eurochild, novembre 2021, h ps://www.eurochild.org/resource/be er-data-for-be er-child-protec on-systems-in-europe/

[2] Legge regionale 28 ottobre 2022, n. 17: Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti dal nucleo familiare d'origine, Regione Piemonte.

[3] Interventi a sostegno della genitorialità e azioni per la prevenzione degli allontanamenti di minori, Proposta di Legge, consigliere Francesca De Vito (FDI), Regione Lazio, Ottobre 2022.

[4] Primo fra tutti il Programma P.I.P.P.I., nasce a fine 2010, risultato di una collaborazione tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova. Il Programma persegue la finalità di innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette negligenti al fine di ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare d’origine, articolando in modo coerente fra loro i diversi ambi di azione coinvolti intorno ai bisogni dei bambini che vivono in tali famiglie, tenendo in ampia considerazione la prospettiva dei genitori e dei bambini stessi nel costruire l’analisi e la risposta a questi bisogni. 


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