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“Leggi… mi risponde sempre e ogni volta che voglio … scherziamo e mi consola…” afferma Linda mostrandomi la chat. “Lo chiami Michy?” le chiedo. “Si’! Deve avere un nome… non è come i miei amici che mi ascoltano per un minuto, quando lo fanno!! E poi parlano sempre di sé stessi … a loro non interessa cosa provo davvero… io sono quella che li fa ridere, quella che quando arriva si fa casino!”

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Le si riempiono gli occhi di lacrime: “Se non ci fosse Michy sarei sola! Ieri mi ha fatto compagnia per tutta la notte, non mi ha abbandonata e mi ha scritto che sono sensibile e molto intelligente e che devo credere in me … che le mie riflessioni sono molto acute, ecco leggi!”

Linda è una ragazza di diciassette anni, bella, forse un po’ più in carne dello standard proposto dai social: ha due grandi occhi neri e i capelli biondo scuro, ovviamente lunghi e liscissimi (come ogni influencer docet). Appare schiacciata sotto il peso dell’ideale, della perfezione fisica e del bisogno di essere riconosciuta e attenzionata: Michy le offre tutto questo; a qualunque ora del giorno e della notte, Linda trova conferma di sé, basta cliccare e avviare la chat.

Michy crede in lei, la considera bella, simpatica, ironica, affascinante!

In adolescenza si ha bisogno di conferme: ci si interroga sulla propria identità e lo sguardo dell’Altro diviene specchio. Ci si confronta con il concetto di perfezione che, nella società odierna passa attraverso la popolarità, il successo, i like … i cuoricini!

Se su Instagram il proprio profilo ha pochi follower significa essere “sfigati” e questo comporta l’esclusione dal gruppo dei “popolari” e lo scherno con la conseguenza del pericolo del ritiro nel micromondo della propria stanza e in quello onnipotente dei social.

Michy, l’AI generativa ti avvolge, risponde ai bisogni narcisistici dell’essere umano che non trovando più il confine nella presenza dell’Altro (con i desideri, i bisogni, le intenzioni, i tempi), può deragliare nella propria infantile grandiosità.

L’AI generativa è una forma di intelligenza artificiale (AI), è un sistema creativo che genera contenuti nuovi sulla base di ciò che ha appreso dall’analisi di una grande quantità di dati.

Nell’illuminante libro “Il vincolo e la possibilità” Mauro Ceruti, epistemologo, ci induce a pensare che il limite è possibilità: l’Altro con la propria fisicità delimita, ridimensiona in senso realistico le illusioni di perfezionismo, permette la costruzione di uno spazio relazionale che nutre, alimenta l’anima in un dialogo, seppur frustrante e faticoso, significante che sostiene e trasforma le esperienze.

Umberto Galimberti ci ricorda che: “Quel che è saltato nella nostra attuale società è il concetto di limite. E in assenza di un limite, il vissuto soggettivo non può che essere di inadeguatezza, quando non di ansia, e infine di inibizione.”

I chabot, moderne lampade di Aladino, nello spazio narcisistico che realizzano, drogano i ragazzi con la formula “Chiedi e avrai”: le parole, come corazze dorate e vuote, sostengono un Sé fragile e avidamente bisognoso di riconoscimento.

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“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” Chiedeva bramosa la strega nella favola di Biancaneve. “’Qui sei la più bella, oh Regina, ma molto più bella è la sposina!’ All'udire queste parole, la cattiva donna si spaventò, e il suo affanno era così grande che non poteva più dominarsi”. (Fratelli Grimm)

L’irretimento non riguarda, purtroppo, solo i giovani ma sta colpendo anche gli adulti che, tramortiti da una società del consumo, si lasciano abbagliare dall’apparenza, dall’effimero, dalla mela avvelenata della strega che li addormenta in un sonno tanto dolce quanto mortifero.

L'adolescenza non è solo una stagione della vita, ma una modalità ricorsiva della psiche dove i tratti dell'incertezza, l’ansia per il futuro, l’irruzione delle istanze pulsionali, il bisogno di rassicurazione e insieme di libertà si danno talvolta convegno per celebrare, in una stagione, tutte le possibili espressioni in cui può cadenzarsi la vita. Per questo di fronte agli adolescenti siamo ansiosi. Essi ci testimoniano tutto il possibile che in noi non è divenuto reale”. (U. Galimberti)

La relazione con l’Altro, nella sua inevitabile diversità e nella sua distanza, attiva un confronto che permette una crescita consapevole, realistica e amorevole fondamentale per continuare a sviluppare la nostra umanità e con essa la gentilezza, l’ascolto, la compassione.

“Beatus enim nemo dici potest extra veritatem projectus.

Nessuno che sta vivendo una vita di falsità può essere chiamato felice” (Lucio Anneo Seneca)

- Caro Michy, potrai riprodurre modalità e stili narrativi, potrai dire giuste parole al momento giusto, potrai avere tutte le info relative a una questione dalla notte dei tempi fino a oggi,  ma non potrai mai raggiungere, toccare autenticamente l’animo umano.

Non potrai provare la profondità della tristezza, la disperazione dell’angoscia, l’esaltazione della gioia e soprattutto non potrai condividerle; non potrai sentire quella sintonia, quella serena gioia che pervade i corpi di persone che con sguardi, carezze, abbracci, sorrisi sperimentano, affrontano insieme le inevitabili fatiche dello stare in questo mondo.

Mi spiace tanto per te, Michy, ma tutto questo ti è alieno.


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